Un passo avanti positivo per colf e badanti escluse dagli ammortizzatori sociali. Questo pomeriggio (6 aprile) il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, ha tenuto una videoconferenza sulla situazione del lavoro domestico alla quale hanno partecipato Domina, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs, Federcolf, Fidaldo e Assindatcolf. “Nel decreto aprile - spiega il ministro al termine dell’incontro - prevederemo una forma di ammortizzatore sociale per le lavoratrici e i lavoratori del settore, tutelandoli anche in caso di malattia o quarantena”. Già oggi, ha ricordato Catalfo, i datori di lavoro possono usufruire della sospensione dei versamenti previdenziali e assistenziali prevista dal decreto Cura Italia.

“Il riscontro ricevuto oggi dalla Ministra Catalfo è stato positivo, sono stati annunciati provvedimenti specifici nel decreto di aprile anche per colf e badanti, così come da noi richiesto”. Questo il commento della segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti e della segretaria generale della Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli al termine della videoconferenza.

“La vasta platea di lavoratori e lavoratrici di questo settore (850mila in regola, per l’88% donne di cui il 70% immigrate) deve poter contare - affermano le due dirigenti sindacali - su un ammortizzatore, oltre che sui dispositivi di sicurezza a garanzia della propria salute e delle famiglie per le quali operano, continuando così a garantire una significativa risposta di tutela e assistenza nell'ambito del welfare familiare”.

“Ora serve affrontare più complessivamente le criticità di questo settore lavorativo, a partire - concludono Scacchetti e Gabrielli - dalle misure di contrasto al lavoro sommerso, attraverso sia percorsi di regolarizzazione sia con misure di sostegno alle famiglie”.

Sono due milioni le persone impiegate in lavori di cura, e solo 860mila di loro sono in regola, iscritte agli elenchi dell’Inps. 

Due categorie sindacali della Cgil sono scese al fianco di colf e badanti in questi giorni. Una, dal lato dell’utenza, è lo Spi, il sindacato dei pensionati. L’altra, dal lato della rappresentanza, è la Filcams, la federazione dei servizi. Le due organizzazioni “chiedono interventi urgenti a governo, Regioni e Comuni”, si legge in una nota unitaria, per affrontare e risolvere tre priorità: “Le mascherine a carico delle lavoratrici e difficili da reperire”, il servizio reso “senza contratti e in condizioni di irregolarità”, la mancanza di ammortizzatori sociali. Per Spi e Filcams occorre sostenere immediatamente “il mondo sommerso delle collaboratrici domestiche e delle badanti, per lo più donne e straniere, la maggior parte delle quali operano nelle case degli anziani e rappresentano un pezzo importante del welfare italiano e un supporto indispensabile per le nostre famiglie”.

Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale (prima richiesta), i sindacati indicano come si debbano superare le “soluzioni artigianali”: “Dovrebbero essere garantiti dalle istituzioni regionali e comunali, visto che sono necessari a evitare la diffusione del contagio in un contesto particolarmente a rischio come quello familiare, dove vivono anche anziani in condizioni spesso di non autosufficienza”. La seconda richiesta riguarda la “regolarizzazione delle posizioni in nero attraverso un sistema di incentivi e di detrazioni per le famiglie”. La terza richiesta, infine, verte sull’accesso agli ammortizzatori sociali, da cui queste lavoratrici sono state finora ingiustamente escluse, per sostenere chi di loro si è ritrovata senza lavoro a causa della diffusione del coronavirus”.