Oggi l’Istat ha pubblicato i dati relativi al mercato del lavoro in Liguria nel secondo trimestre 2019. I numeri, elaborati da Marco De Silva, responsabile dell’Ufficio economico della Cgil Liguria, confermano il trend del primo trimestre con una contrazione della forza lavoro (lavoratori dipendenti, autonomi, disoccupati) dello 0,8 per cento. Nel secondo trimestre di quest’anno, infatti, le forze di lavoro in Liguria sono 675.939 contro le 681.617 dello stesso periodo dell’anno precedente. Il dato conferma la regione come fanalino di coda del Nord-Ovest per crescita occupazionale, con una variazione percentuale dello 0,2 per cento e un aumento sul primo trimestre 2018 di soli 1.307 occupati.

Tra gli occupati, dato che somma i lavoratori dipendenti e il variegato universo degli indipendenti, nel periodo di riferimento calano i primi e aumentano i secondi. In particolare i dipendenti maschi scendono del del 2,2 per cento e dell’1 per cento le donne. Tra gli indipendenti, gli uomini segnano un +2,5 mentre le donne +10,3 per cento. I movimenti dei dati relativi agli occupati si riflettono su quelli dei settori. Quello delle costruzioni si contrae del 21,6 per cento, mentre esplode l’agricoltura con un +76,8 per cento. Il dato delle costruzioni è il peggiore in assoluto con quasi 10 mila occupati in meno (9.440), di cui oltre due terzi tra i dipendenti. I lavoratori autonomi invece spopolano in agricoltura dove oltre il 70 per cento dei nuovi occupati non è dipendente; anche nel commercio e turismo che pure cresce del 3,8 per cento, gli occupati indipendenti fanno la parte del leone.

Così commenta il segretario generale della Cgil Liguria Federico Vesigna: “È bene che torni a crescere l'occupazione dopo la battuta d'arresto dei mesi scorsi, che hanno scontato le difficoltà del crollo del Ponte Morandi, ma se andiamo a spulciare i dati qualche motivo di preoccupazione c'è. A crescere è solo l'occupazione indipendente e il merito è sicuramente da ascrivere alle scelte del governo in materia fiscale. La tassa piatta al 15 per cento sino a 65 mila euro ha provocato un effetto sostituzione dal lavoro dipendente a quello indipendente e non so con quale reale beneficio sul fronte della qualità del lavoro”.

“Allo stesso tempo – osserva Vesigna – i lavoratori dipendenti calano in modo consistente. Preoccupante il crollo dell'occupazione nel settore delle costruzioni che ripropone con ancora maggiore urgenza il tema delle infrastrutture che tardano a partire. Inoltre – conclude – è assolutamente sospetto il dato dell'agricoltura: dopo il primo trimestre con occupazione in calo, se davvero c'è un'inversione di tendenza lo verificheremo nella seconda metà dell'anno, ma resta grande la preoccupazione che possa essere una bolla destinata a sgonfiarsi”.