Ai lavoratori, più spesso lavoratrici, a tempo parziale verticale ciclico non resta che la via giudiziaria per vedersi riconosciuta tutta l’anzianità contributiva. L’Italia, pur richiamata dalla Corte di Giustizia Europea e dalla Commissione Europea non ha adeguato la normativa alle direttive europee e l’Inps nonostante numerose condanne, fino al 3 grado della Cassazione, continua a costringere i contribuenti alle cause. Lo denuncia l'Inca Cgil di Parma che oggi, 9 aprile, ha tenuto una conferenza stampa annunciando "ricorsi di massa al fine di sollecitare Governo e Parlamento a sanare quasta ingiustizia e per mettere in condizione l’Inps di riconoscere un diritto a cui i giudici di tutta Italia l’anno già più volte condannata".

"Chi ha un contratto di lavoro a part time verticale ciclico non si vede riconosciuti infatti, ai fini dell’anzianità contributiva, i periodi non lavorati nell’anno, venendo di fatto discriminato rispetto agli altri lavoratori - spiega  Luca Ferrari, direttore Inca Cgil Parma - Già nel 2010 la Corte Europea di giustizia ha dichiarato la disciplina italiana non conforme alla Direttiva n. 97/81 recepita, malamente, col D.Lvo n. 61/2000. Per questi lavoratori mancano contributi in alcuni casi necessari ad acquisire il diritto alla pensione. Chi lavora 9 mesi all’anno, ad esempio, deve lavorare 4 anni per vedersi riconosciuta dall’Inps un’anzianità di soli 3 anni".

Sulla base del pronunciamento europeo numerosi tribunali hanno condannato l’Inps e così la Corte di Cassazione già 8 volte tra novembre 2015 e luglio 2017. Da Parma la Cgil ha sollecitato nel novembre 2016 un’interrogazione parlamentare al parlamento Europeo (fatta da Brando Benifei) a cui la commissione rispose che “i tribunali italiani applicano il diritto italiano in un modo che non viola il diritto UE”. "Peccato che solo con una causa legale questi diritti vengono riconosciuti - sottolinea ancora l'Inca - In fase di conversione in legge del DL n. 4/2019 (Reddito di cittadinanza e pensioni) un emendamento presentato dall’opposizione, all’articolo 26-septies, avrebbe risolto il problema, ma non è stato approvato dal Parlamento".