Finché c’è la salute, se dio vuole. Se manca devi sperare di essere nato in un posto dove ancora il diritto alla salute viene riconosciuto. Lo sanno bene milioni di italiani a cui questo diritto è stato cancellato. Oggi quattro su dieci non hanno risorse sufficienti per curarsi da soli, costretti a decidere se rinunciare a farlo o indebitarsi. I soldi spesi di tasca propria quest’anno sono stati 32 miliardi

Una crescita costante favorita dalla scelta politica, quasi sempre bipartisan, di tagliare investimenti e spesa pubblica. Certo, le destre sono ancora più feroci, ma chi si è alternato al governo non può certo dire di aver avuto come priorità l’impegno di difendere e migliorare il servizio sanitario nazionale. Oggi la politica è troppo pericolosamente vicina agli interessi privati e molto distante dall’interesse generale. I bisogni dei cittadini non sono alla base delle scelte del decisore politico.

L’accettazione dei dogmi liberisti nelle politiche economiche pervade tutto l’arco parlamentare, lasciando senza alternative non solo milioni di italiani ma la stessa democrazia. Sempre più mortificata e intermittente a causa di una cittadinanza gravemente privata dei propri diritti, in primis quello alla salute, senza il quale è difficile godere degli altri. Non ci si stupisca se poi la maggioranza della popolazione non va più a votare. L’80% di questi appartengono alle fasce sociali più colpite dalla crisi.

Ma soprattutto colpiti della mancanza di alternative. Perché dalle crisi si esce anche migliorati quando se ne comprendono le ragioni e si offrono alternative efficaci. In Italia, invece, la crisi è stata soprattutto utilizzata per convincerci che non esistono alternative e che il nostro futuro sarà sempre peggiore.

Salvati da solo se puoi, perché il futuro sarà peggio del presente. Un messaggio che tradisce nel profondo i due principi cardine della nostra Costituzione: solidarietà e uguaglianza. Un regalo enorme per le mafie, che continuano ad aumentare i profitti sfruttando l’aumento delle disuguaglianze e l’assenza di politiche sociali efficaci. Il disagio sociale e psichico che ne consegue rafforzano qualunquismo e divisione. Su queste basi le destre continueranno a governare indisturbate facendo crescere disuguaglianze ed esclusione, indebolendo la democrazia sino a capovolgerla per necessità. Non a caso autonomia differenziata e presidenzialismo sono il progetto eversivo dichiarato con cui affrontare le crisi.

Senza un’alternativa forte ed efficace in grado di generare speranza nel futuro, ribaltandolo, è impossibile mobilitare la partecipazione necessaria e sufficiente a riconquistare quei diritti persi nell’ultimo quarto di secolo. Costruire un’alternativa civilizzante in grado di rispondere ai bisogni materiali ed esistenziali della maggioranza dei cittadini e delle cittadine del nostro paese è la priorità. Perché non c’è solo una gigantesca questione di ingiustizia sociale a cui dare risposte.

Siamo in un momento storico in cui dobbiamo fare i conti con il collasso climatico e con un modello di sviluppo insostenibile che non a caso usa la guerra come principale motore di accumulazione. Salute, lavoro, accesso allo spazio bioriproduttivo, difesa dell’ambiente sono correlate. Abbiamo urgente bisogno di un’economia di pace che riconverta le nostre attività produttive e la filiera energetica con l’obiettivo di garantire il diritto alla salute e il diritto al lavoro.

La nostra salute è direttamente collegata a quella del pianeta. Ciò che facciamo alla Terra facciamo a noi umani.

Giuseppe De Marzo è responsabile nazionale Libera per le Politiche Sociali