Se state leggendo questo editoriale vi sarete già accorti di come è diventata bella Collettiva. Il portale che da tre anni e mezzo vi informa quotidianamente sul mondo del lavoro, e non solo, da oggi cambia pelle. Ma sarebbe riduttivo fermarsi alla copertina, il libro va sfogliato e letto per intero. Scrollate in lungo e il largo il nuovo portale e vi accorgerete che la bellezza è soprattutto sostanza.

Una piattaforma moderna e appetibile necessita di un continuo aggiornamento. Ha bisogno di cura, di innovazione e di reiventarsi ogni volta per mantenere il ritmo di una comunicazione che cambia a ritmi forsennati. Da qui siamo (ri)partiti, offrendo a voi lettori un’esperienza digitale più ampia e variopinta. Senza entrare nel tecnicismo, abbiamo alzato di molto l’asticella della produzione dei nostri contenuti video, podcast e delle dirette streaming con una qualità e una fruibilità mai raggiunta fino ad ora. Abbiamo ideato un canale OTT nuovo di zecca (CollettivaPlay) dove poter vedere e scaricare tutti i nostri prodotti multimediali e rinnovato la newsletter quotidiana. Solo per citare alcune novità.

Ma il contenitore andrà al passo col contenuto. Amplieremo, infatti, il nostro raggio d’azione con notizie più ricche e tempestive. Estenderemo l’offerta comunicativa con maggiori approfondimenti, reportage, inchieste, long-form, campagne, iniziative, fact-checking. Sperimenteremo format innovativi e performanti. Valorizzeremo il pensiero critico con analisi, commenti e rubriche. Ospiteremo i contributi di chi avrà il piacere di dialogare con noi. Implementeremo nuovi canali di comunicazione interna. Saremo decisamente più social e meno ingessati. Guarderemo il mondo in un’ottica più internazionale e, allo stesso tempo, daremo la dovuta attenzione al territorio, fonte inesauribile di informazioni, allargando la rete della redazione diffusa. E dedicheremo sempre più spazio alle esigenze delle categorie e dei servizi.

Siamo una testata dichiaratamente di parte. Dalla parte della pace, dei valori costituzionali della democrazia, della solidarietà, della giustizia sociale, della sostenibilità ambientale, della legalità, dei diritti delle persone. Dalla parte di chi non si arrende, di chi non abbassa la testa, di chi è disposto a lottare, di chi non baratta la propria dignità per un tozzo di pane. Dalla parte della partecipazione, della contaminazione, del cambiamento. Dalla parte dei diritti civili e sociali, dell’accoglienza, delle libertà. Dalla parte del lavoro.

La nostra attenzione sarà rivolta soprattutto a chi non ha voce. A chi è invisibile. A chi ha perso ogni speranza. Accenderemo fari per illuminare zone grigie, dove i diritti vengono costantemente umiliati, dove l’assuefazione alla rassegnazione cresce pericolosamente, dove il concetto di unità perde ogni valore. La strada, la fabbrica, l’azienda, il campo, il negozio, l’ufficio, il cantiere: ogni luogo merita di essere raccontato con forme e linguaggi sempre diversi. Ma avendo sempre una prospettiva e una sensibilità particolare e unica: quella del lavoratore.

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Italia

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La testata della Cgil, delle sue categorie e servizi cambia pelle. Sarà più bella, più ricca di contenuti e più battagliera. E sempre dalla parte del lavoro

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Il vestito è dunque quello delle grandi occasioni, ora tocca a noi indossarlo con professionalità e credibilità. L’attuale situazione socio-politica, che si riverbera in una comunicazione a senso unico e a reti unificate, implica per una testata piccola ma testarda come la nostra un approccio nuovo. Non è più tempo di nasconderci o giocare di rimessa. Basta sterili tatticismi, inconcludenti meline, dobbiamo pressare e attaccare a tutto campo. La situazione impone carattere e determinazione. Volontà e concretezza. E uno sguardo attento ai bisogni reali delle persone e maggiormente proiettato alle sfide che abbiamo davanti.

Per questo saremo più combattivi e ardimentosi, più diretti e ostinati a contrastare la becera propaganda di un governo che ogni giorno assesta colpi ferali al mondo del lavoro. Proveremo a smascherare la loro narrazione patinata, la gratteremo via per far emergere le ombre e i pericoli. Ma alla denuncia si deve accompagnare sempre la proposta. Proveremo allora a raccontare l’altra Italia, quella che non rimane supina al potere. La nostra ambizione è dichiarata: diventare la voce autorevole del lavoro e dei lavoratori. Racconteremo con più forza e determinazione le vertenze e le lotte ma anche le vittorie e le buone pratiche di un sindacato moderno non disposto ad essere semplice spettatore bensì protagonista del cambiamento, anche culturale, di un Paese che non vuole soccombere.

Sappiamo chi siamo e da dove veniamo. Collettiva è la testata della Cgil e l’innovazione non può prescindere dalla sua tradizione, dalla sua storia, dai suoi valori, dai suoi ideali. Ma lo sguardo non può rimanere rivolto all’indietro. La sfida è aperta: declinare e amalgamare il glorioso passato della più grande organizzazione sindacale del Paese aggiornandolo ad un presente precario e frammentato, e proiettarlo in futuro nebuloso ma tutto ancora da esplorare. E solo se saremo disposti a cambiare abitudini, ad uscire dai nostri steccati confortevoli ma sempre più solitari, potremmo ambire all’autorevolezza che meritiamo.

Dobbiamo abbandonare l’autoreferenzialità di cui troppo spesso è vittima il nostro mondo e connetterci alle nuove frequenze al di là del muro di cinta. Passare dall’analogico al digitale. Da una visione parziale ad una globale. Un compito non semplice e che implica un mutamento di paradigma, di prospettiva e, soprattutto, di linguaggio. Se si vuole allargare il raggio d’azione, e conquistare nuovi spazi informativi, è necessario rimettersi in gioco ed essere disposti a cambiare pelle. In una società fluida, la comunicazione si modifica e si trasforma continuamente. Non essere al passo equivale rincorrere col fiatone. E arrivare sempre tardi.

Cambiare, evolversi, sperimentare. Per raggiungere questi obiettivi serve però l’aiuto di tutti. “Collettiva, nel suo nome il suo programma” non è un semplice slogan ad effetto, ma l’essenza della nostra forza. La sostanza più profonda di una comunità che può contare solo se agisce insieme. Territori, categorie, servizi e tutele individuali, delegati, lavoratori: ognuno deve fare la propria parte. L’unità, la sinergia, la militanza di chi condivide i valori e gli ideali del quadrato rosso e vuole raccontarli avendo il coraggio di uscire dai confortevoli confini sindacali. Perché è lì che dobbiamo andare. È fuori dalle camere del lavoro che dobbiamo farci vedere e sentire. È dentro la società civile che dobbiamo portare le nostre idee, proposte, aspirazioni.

“La voce smaschera gli intenti, i gesti bassi” diceva Sofocle. Collettiva è pronta a farsi sentire, a spalancare la bocca, ad urlare se è necessario. Ad aggiungere una voce affinché se ne aggiungano delle altre. Nuove, diverse, spontanee. Perché solo tante voci fanno davvero rumore. Anche per chi voce non ha.