“Una tappa speciale e dunque un ospite speciale”. Così la segretaria generale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, presenta l’incontro tra il camper dei diritti del sindacato della conoscenza di corso d’Italia – in viaggio per l’Italia per la campagna “Stesso paese, stessi diritti” – e Don Ciotti il presidente di Libera in un momento importante: quello della tradizionale Giornata della memoria delle vittime innocenti della mafia.

Sono tanti i giovani per la vie di Roma, la prova che le nuove generazioni, se opportunamente coinvolte, ci sono: “Il rischio oggi – dice Don Ciotti – è quello di guardare i percorsi esistenziali dei giovani con gli occhi del passato. Ci vogliono idee nuove. Di partecipazione e soprattutto anche di linguaggi”.

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"Roma città libera” è lo slogan scelto per la Giornata della memoria di quest’anno: “Vogliamo parlare di una città libera che vuol dire l'Italia libera dalle mafie, dalla corruzione, dalle povertà, dalle disuguaglianze, dall'ingiustizia”. Il riferimento è ovviamente a Roma città aperta, il grande film di Rossellini: “Vogliamo legare questo simbolo della rivolta al percorso di liberazione di cui c'è ancora bisogno nel nostro Paese”, dice Don Ciotti.

Per questo “sono tantissimi i familiari delle vittime innocenti a sfilare. Quasi l'80% di loro non conosce la verità. E senza verità non si può costruire la giustizia. E molti di loro hanno camminato per le vie di Roma come hanno fatto in questi anni con un cartello, con le foto delle persone che care che la violenza criminale ha spazzato via”.

La memoria è importante, e “il miglior modo di fare memoria è quello di impegnarsi di più. Ci vuole veramente una risposta corale. Ecco perché è importante il 21 di marzo. La memoria è fondamentale, in questo momento bisogna unire ancora di più le nostre forze per diventare tutti una forza etica, sociale, culturale, politica”.

Oltre la Giornata per ottenere questo risultato c’è bisogno di cultura. Ed è per questo che bisogna fare “un grande investimento sulla scuola, sull'università, sulla dimensione educativa. Non dimenticandoci che l'educazione non è un modello trasmissivo passivo, ma è un processo relazionale di reciprocità. Allora noi dobbiamo fare questo investimento per costruire dei progetti, per sperare, per vivere”.

Duro infine il giudizio sull’autonomia differenziata: “Non si può affrontare lo scandalo delle disuguaglianze promuovendo strategie differenziate, perché la libertà è un bene comune e si è liberi con gli altri e non a differenza di loro.

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