"Piano per il Sud": questo il titolo dato al proprio progetto dal ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano, che oggi (giovedì 17 ottobre) ne discuterà i dettagli con i sindacati. L'appuntamento è alle ore 9.30 a Roma, presso la sede di Palazzo Chigi (in largo Chigi 19). Per la Cgil partecipa la vicesegretaria generale Gianna Fracassi.

Al governo i sindacati sottopongono le proposte contenute nel documento sulle priorità per il rilancio del Mezzogiorno firmato con Confindustria martedì 15 ottobre. Le parti sociali, infatti, condividono l’idea che "il ritorno dell’Italia su uno stabile sentiero di crescita sia strettamente legato al rilancio economico e sociale del Mezzogiorno, che rappresenta un pezzo importante dell’economia nazionale ma che mostra forti divari con le due principali leve di sviluppo, l’impresa e il lavoro, ancora sottoutilizzate, e con alcuni fra i principali fattori di sviluppo, come le infrastrutture e la capacità della pubblica amministrazione, con ampi margini di miglioramento".

Per questo ritengono che l’attuale fase economica necessiti di uno sforzo ulteriore di promozione di investimenti, pubblici e privati, orientati all'innovazione e alla sostenibilità, al potenziamento delle infrastrutture, alla competitività, all'inclusione sociale e al miglioramento dei servizi pubblici per imprese e cittadini: "Individuano, infatti, nello sviluppo economico e sociale e nella creazione di opportunità di lavoro di qualità la strada prioritaria per il superamento dei divari e il contrasto alla povertà".

Tale azione, per Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, deve puntare a determinare le condizioni per lo sviluppo economico, occupazionale e sociale dei territori; moltiplicare numero e risultati delle imprese ad alto contenuto di innovazione, di investimenti e di conoscenza, che possano costituire un crescente bacino di richiesta ed assorbimento di nuovo lavoro qualificato; migliorare la qualità della vita dei cittadini meridionali.

Sindacati e imprese individuano cinque ambiti di intervento: il rilancio degli investimenti pubblici, per rafforzare la dotazione e la qualità delle infrastrutture meridionali, a partire da quelle di trasporto, logistica e mobilità e per la tutela dell’ambiente e l’assetto del territorio, e per il miglioramento dei servizi alle imprese (rifiuti, energia, banda larga…) e ai cittadini (innanzitutto salute e istruzione); l’incremento delle opportunità di lavoro generate da uno sviluppo sostenibile e dal rafforzamento dei servizi pubblici, soprattutto a beneficio di giovani e donne, anche per contrastarne l’abbandono dei territori. "Ciò attraverso investimenti pubblici e privati per la creazione di nuovo lavoro, a partire dalla green economy - scrivono -, il miglioramento degli strumenti di incentivo all'occupazione stabile che devono essere orientati prioritariamente al tempo pieno, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro e lo sviluppo delle competenze dei lavoratori. Parimenti si dovrà favorire una positiva soluzione dei processi di crisi industriale aperti presso il ministero dello Sviluppo economico".

Fondamentale è inoltre l’innovazione, l’irrobustimento, la sostenibilità, l’apertura internazionale e la crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso strumenti come il credito d’imposta per gli investimenti e la garanzia pubblica, e il potenziamento della relazione tra università ed impresa, per favorire trasferimento tecnologico e digitalizzazione dei processi produttivi; il rafforzamento del sistema di istruzione e di formazione nel Mezzogiorno, attraverso un piano che fissi obiettivi di miglioramento a medio termine di innalzamento delle competenze, di riduzione dell’abbandono, di rafforzamento dell’istruzione tecnica e universitaria, di ampliamento dei servizi educativi dell’infanzia e del tempo pieno; una pubblica amministrazione da rafforzare per gestire e attuare efficaci politiche di sviluppo (a cominciare dalla politica di coesione) e garantire i livelli essenziali delle prestazioni nei servizi: tale obiettivo dovrà essere perseguito tramite la formazione ed il potenziamento degli organici con un piano di assunzioni stabili e attraverso specifici piani di rafforzamento amministrativo e organizzativo (finanziati con risorse per la coesione), finalizzati a migliorare l’organizzazione delle amministrazioni coinvolte.

Le parti, poi, "individuano in un incremento della spesa ordinaria e nella accelerazione della spesa aggiuntiva (nazionale e comunitaria) la fonte finanziaria per sostenere questa azione. A tal fine, ritengono utile l’attuazione effettiva della “clausola del 34 per cento” e la sua estensione al complesso del settore pubblico allargato, un migliore coordinamento della programmazione e dell’attuazione degli interventi finanziati con risorse per la coesione, e la loro eventuale riprogrammazione, ove necessaria".

I firmatari, infine, "richiamano l’opportunità dello scorporo della spesa per investimenti dal Patto di stabilità europeo e la necessità di una adeguata disponibilità di cassa per i relativi capitoli di spesa (fondo di sviluppo e coesione e cofinanziamento nazionale) nella prossima Legge di bilancio. Propongono l’istituzione di una cabina di regia tra governo e Regioni, aperta al confronto con Confindustria, Cgil Cisl e Uil, con il compito di accompagnare, a livello nazionale, sovra-regionale e regionale, la corretta attuazione della strategia".