Per conoscere nel dettaglio il piano anticrisi del governo c’è da aspettare fino a venerdì 28 novembre, quando sarà varato dal Consiglio dei ministri. La data prevista inzialmente era mercoledì 26, ma è stato lo stesso premier Silvio Berlusconi ad annunciare lo slittamento del cdm.

Già lunedì, comunque, ne sapremo di più: per quel giorno, infatti, è stato fissato un incontro tra l’esecutivo e i sindacati. “Voglio aspettare, poi daremo una valutazione su tutta la manovra”, fa sapere il leader della Cgil Guglielmo Epifani da Udine, dove ha partecipato all'assemblea regionale del sindacato. Nessun commento, dunque, neppure sugli annunci del premier di bonus per le famiglie e sconti per le imprese.

Nel frattempo proseguono i preparativi per lo sciopero generale del 12 dicembre che, ha precisato il leader sindacale, “dipende solo dalle scelte del governo. Dev’essere comunque chiaro - ha aggiunto - che io ho chiesto misure forti perché l'attuale situazione è eccezionale. Altre misure palliative non sono quelle che servono per dare una svolta che il paese richiede sul terreno dei redditi e del lavoro. Le nostre priorità (qui nel dettaglio) sono le politiche per l'occupazione, perché questo è il problema vero che tende a crescere”. In particolare, ha detto Epifani, “servono ammortizzatori e tutela per chi ne è privo, soprattutto per i precari, e dall'altra parte sono necessarie politiche fiscali che sostengano i redditi dei lavoratori e dei pensionati”.

A proposito dell'incontro tenuto ieri sera con il ministro allo sviluppo economico, Claudio Scajola, la segretaria confederale Cgil Susanna Camusso, dai microfoni di Radio Articolo 1, ha affermato che “si è trattato di un incontro utile, soprattutto per rappresentare al ministro l'accelerazione della crisi e i suoi effetti sul lavoro e sulle aziende”. Gli annunci sulla manovra, ha aggiunto, “sono quelli noti e li giudichiamo del tutto insufficienti. È annunciato un nuovo incontro per lunedi, vedremo se ci saranno avanzamenti positivi”. Il dato positivo, ha concluso la Camusso, “è la disponibilità del ministero a costruire un Osservatorio con tutte le organizzazioni sindacali per poter analizzare la situazione e quindi governare i processi che si aprono”.

Le misure, una manovra da 4 miliardi
Stando alle anticipazioni, il pacchetto anticrisi che il governo presenterà contiene misure di congelamento di alcune tariffe, un bonus per la famiglie a basso reddito, un pacchetto di proposte per gestire il caro mutui, misure fiscali per imprese e lavoratori autonomi. La manovra complessivamente avrà un costo di circa 4 miliardi, per metà destinati alle famiglie e per l'altra alle imprese. Questo in sintesi ciò che è emerso nel corso dell'incontro di ieri a Palazzo Chigi tra governo ed enti locali. In particolare, le famiglie con un reddito fino a 20 mila euro di reddito avranno un bonus a Natale di 800 euro. Sul versante fiscale sarebbe introdotto un taglio di 3-4 punti dell'acconto sia Irpef sia Ires. Per le imprese, inoltre, ci sarebbe uno sconto Irap, una deduzione forfettaria del 10 per cento ai fini Ires, e la possibilità di pagare l'Iva al momento dell'incasso e non dell'emissione della fattura, anche se questo punto si aspetta il via libera da Bruxelles. Proroga della detassazione degli straordinari e dei premi di produzione, che per il 2009 dovrebbe essere confermata per i redditi fino a 30 mila euro, mentre dovrebbe salire il tetto del beneficio da 3.000 a 6.000 euro.

Infrastrutture, il nodo risorse per il Sud slitta alla settimana prossima
Intanto il governo prende ancora una volta tempo e decide di far slittare il via libera al pacchetto infrastrutture: il Comitato per la programmazione economica e finanziaria (Cipe) dovrebbe vararlo mercoledì prossimo (e non più oggi, come previsto). In gioco ci sono le risorse per il Sud, con l'uso del fondo per le aree sottoutilizzate, che ha visto le autonomie locali alzare barricate. La ripartizione dei fondi per il Mezzogiorno è una questione aperta da tempo, che ha sollevato più di qualche nervosismo anche all'interno della maggioranza. Anche perché le Regioni non hanno nascosto tutta la loro contrarietà a vedersi privare decine di milioni, seppure per fronteggiare una giusta causa come quella della crisi.