“Se domani non torno, distruggete tutto”. Campeggiano su un cartello viola tenuto da due studentesse i versi della poetessa peruviana Cristina Torre Cáceres che negli ultimi due giorni, da quando il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato, è diventato un manifesto di rabbia e dolore per le donne italiane.

“Se domani non torno, non giustificate il colpevole”. “Se domani non torno, voglio essere ultima”. Le ragazze e i ragazzi del Lazio hanno voluto ricordare la giovane di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato, con una mobilitazione che ha avuto luogo di fronte alle scuole superiori.

“Le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, per noi sono state come un grido di ribellione contro la narrazione che viene sempre portata avanti in casi come questi”. Tullia Nargiso, coordinatrice della Rete degli studenti medi del Lazio, racconta così l’origine della mobilitazione di oggi. “Il ministro Valditara ha fatto girare una circolare per indire un minuto di silenzio in memoria di Giulia Checchettin per domani, ma non è più il tempo del silenzio”.

Le giovani oggi rivendicano piuttosto il diritto a dire la propria, ad aprire la bocca, per affermare, tra le altre cose, che non servono opuscoli come quello annunciato dal ministro della Giustizia Nordio, e che “i corsi in orario extrascolastico articolati in training group coordinati dai docenti non bastano e educare i ragazzi alle conseguenze penali della violenza sulle donne non significa niente”.

Quello che chiedono le studentesse, continua Nargiso, è “l’istituzione dell’educazione sessuale e affettiva in tutte le scuole. Servono psicologi e serve una legge affinché alunni, alunne e corpo docente abbiano la possibilità di confrontarsi con un esperto”. E insieme a loro chiedono lo stesso i colleghi maschi la cui presenza è un segno importante perché “la lotta deve essere di tutte e di tutti dal momento che la cultura dello stupro non si materializza solo nella violenza fisica, ma si concretizza in una serie di atteggiamenti quotidiani che sono diffusi nella nostro cultura”.

Per questo, conclude la coordinatrice della Rete degli Studenti Medi del Lazio, “il fatto che i ragazzi inizino a interessarsi a questo tema è un buon segno. È un buon segno che inizino a mettersi in discussione e si mettano sulla strada di un percorso di consapevolezza”.