Il diavolo sta nei dettagli. Anche, e soprattutto, quando si parla di legge di bilancio. In queste ore la Cgil e i Caaf, tra le mille pieghe della manovra, stanno affrontando anche il capitolo che rischia di lasciare un po’ più soli i cittadini, in balia di fisco e burocrazia, colpendo duramente proprio quella preziosa attività che i centri di assistenza fiscale svolgono al servizio della popolazione, agevolando il corretto funzionamento della macchina fiscale.

Le novità sull’Isee e i rischi operativi per i cittadini

Tra i cambiamenti previsti, la legge di bilancio introduce alcune modifiche al calcolo dell’Isee – tra cui la possibilità di escludere la prima casa dal patrimonio immobiliare entro una soglia più elevata e la revisione della scala di equivalenza per le famiglie con figli. Si tratta di interventi che, sebbene finalizzati ad ampliare la platea dei beneficiari, comporteranno inevitabili conseguenze organizzative.

“Le modifiche rischiano di entrare in vigore in tempi non compatibili con l’avvio della campagna Isee di gennaio 2026 – spiega Monica Iviglia, presidentessa dei Caaf Cgil –. I programmi informatici e le procedure operative non saranno aggiornati, e questo potrebbe obbligare i cittadini a tornare una seconda volta per rifare la dichiarazione, a proprie spese, e costringere i Caaf a riorganizzare le attività in corsa”. Si tratta, ancora una volta, di cambiamenti inseriti nella manovra senza una revisione complessiva del sistema e senza un confronto partecipato sulle effettive necessità di semplificazione e sulle ricadute pratiche per i cittadini e per gli operatori.

Un taglio che pesa: -10% ai compensi per i 730

Ma la parte più preoccupante arriva con l’articolo 129, comma 5, della Legge di Bilancio, che prevede una riduzione del 9,959% dei compensi per i modelli 730 pari a 21,6 milioni. “Una sforbiciata del 10% può affossare il sistema dei Caaf, che già lavorano con compensi tagliati ogni anno di circa il 50% rispetto a quanto previsto dalla norma – denuncia Iviglia –. Senza contare che questa riduzione, per permettere la sopravvivenza dei centri, dal 2026 si scaricherà sui cittadini, che rischiano di pagare di più per gli stessi servizi”.

Il taglio, inoltre, si applica retroattivamente sulla campagna fiscale appena conclusa, generando perdite di bilancio certe per strutture che operano in convenzione con lo Stato, attraverso l’Agenzia delle Entrate, per assistere milioni di contribuenti.

“Con queste risorse ridotte – aggiunge Iviglia – sarà sempre più difficile garantire gli stessi standard di servizio e mantenere l’affidabilità che contraddistingue i Caaf, che ogni anno trasmettono oltre 17 milioni di dichiarazioni”.

Il rischio? meno servizi per le cittadine e i cittadini

Le conseguenze di questi interventi potrebbero essere pesanti: difficoltà nel mantenere la qualità del servizio, allungamento dei tempi di lavorazione e minore accessibilità per i cittadini, soprattutto per quelli più fragili. I Caf, infatti, non sono solo sportelli fiscali, ma rappresentano un presidio sociale di prossimità, in grado di assistere anziani, lavoratori e famiglie nell’accesso a bonus, agevolazioni e dichiarazioni fiscali.

Ridurre le risorse significa mettere a rischio questa rete di supporto, proprio nel momento in cui il sistema fiscale diventa più complesso e digitalizzato, e i cittadini hanno più bisogno di essere accompagnati.

“Nonostante le difficoltà, i Caf dovranno comunque garantire un livello di affidabilità altissimo – conclude Iviglia –, dovendo apporre il visto di conformità alle dichiarazioni e rispondere sia nei confronti dei cittadini, con coperture assicurative, sia verso l’Agenzia delle Entrate, che effettua controlli e sanzioni in caso di irregolarità. È paradossale definire risparmio pubblico ciò che finirà per gravare proprio su chi paga le tasse”.

“Per questo – conclude Iviglia – il 25 ottobre manifesteremo per sostenere una manovra più giusta, che tuteli i cittadini e riconosca il valore del nostro lavoro al servizio della collettività”.