Dall’osservatorio privilegiato della Fisac Cgil che segue le principali authority appare evidente che il governo delle destre ha un problema aperto con le autorità indipendenti.

Commissione garanzia sciopero, Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Agcm (Antitrust), Consob e Garante privacy: ognuna di queste authority - organismi indipendenti e autonomi dal governo che svolgono compiti di controllo, vigilanza e regolamentazione a tutela di interessi pubblici - ha sperimentato un rapporto controverso con le destre al governo.

Un rapporto difficile per tre ordini di motivi:

  • Il malcelato senso di rivalsa delle destre che li porta spesso a privilegiare la vicinanza politica come criterio per la definizione delle nomine;
  • una cultura politica ultraliberista, allergica a controlli e regole, che mal si concilia con le funzioni tipiche delle authority;
  • una propensione al comando più che al governo che rende poco graditi rilievi e critiche.

Così, dopo le polemiche innescate nel 2019 dalla nomina di Paolo Savona, passato in poche ore dal ruolo di ministro in quota Lega per gli Affari europei a quello di presidente della Consob, il Governo Meloni ci è ricascato.

A giugno 2023, nella nomina dei nuovi vertici della Commissione garanzia sciopero, è stata forte l’impronta di uomini di centrodestra. E qualche mese dopo, in occasione dello sciopero di Cgil e Uil del 17 novembre 2023, la nuova commissione ha innovato radicalmente l’interpretazione di sciopero generale sulla base di una valutazione fatta - secondo molti - per compiacere un ministro in vena di populismo.

Se le autorità, invece, nell’esercizio delle loro specifiche funzioni fanno rilievi o critiche, apriti cielo! Ne sa qualcosa l’Anac, ferocemente contestata dalla Lega perché colpevole di aver osato chiedere al governo di correggere il nuovo Codice degli appalti. Le perplessità espresse dall’Autorità nazionale anticorruzione sulla deregulation e sulle soglie troppo alte previste per gli affidamenti senza gara hanno fatto infuriare il ministro dei Trasporti e la Lega che hanno tuonato contro l’Anac e i suoi vertici. Qualche mese dopo il ministro della giustizia Nordio ha escluso, per la prima volta nella sua storia, l’Anac dalla Conferenza Onu contro la corruzione.

È stato poi il turno dell’Antitrust di finire nel mirino dei politici della destra, accusata dall’ex sottosegretario alla Cultura Sgarbi di essere un ente inutile, guidato da un presidente incompetente. Il motivo? L’Agcm ha emanato un provvedimento con il quale ha rilevato che Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d'arte, in materie connesse con la carica di governo, in violazione della legge Frattini sul conflitto di interesse.

Quella stessa Agcm che ha creato un altro grattacapo al Governo Meloni sulla proroga delle concessioni balneari. Rivolgendosi al Consiglio di Stato, infatti, ha portato alla bocciatura della loro ulteriore proroga tentata dalle destre con il cosiddetto “decreto milleproroghe”. La dichiarazione di illegittimità ha messo la parola fine all’oligopolio economico degli imprenditori balneari garantito dalla compiacenza di molti partiti, in primis di Fratelli d’Italia che aveva promesso la continuità ai concessionari storici.

Uno dei capitoli più recenti del difficile rapporto tra le destre e le authority ha riguardato la Consob per la gestione “verticistica e politica” da parte del presidente Paolo Savona. Una gestione che - secondo le sette sigle sindacali che hanno proclamato il primo storico e riuscitissimo sciopero della storia della Consob - rischia di minare la credibilità e la reputazione di questa autorità indipendente che si occupa di vigilanza e controllo sui mercati.

Infine, la vicenda surreale e per molti versi inquietante che sta creando grandi fibrillazioni al Garante privacy. Il Governo Meloni, infatti, ha appena licenziato un disegno di legge che attribuisce le funzioni di controllo e monitoraggio sull’impatto dell’intelligenza artificiale all’Agenzia per l’Italia digitale e all’Agenzia per la cybersicurezza. Invece di affidare questo compito delicatissimo a un’authority di riconosciuta autorevolezza e indipendenza come il Garante Privacy, il governo ha pensato bene di affidarlo a due agenzie alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio dei ministri.

Una scelta pericolosa che, oltre a porsi in contrasto con le disposizioni comunitarie e la stessa logica che richiede necessariamente un controllo terzo rispetto agli attori in gioco, diventa ancor più inquietante alla luce di quanto accaduto di recente alla kermesse elettorale di Fratelli d’Italia di Pescara. Il prefetto nominato dalla Meloni a capo della cybersecurity, infatti, ha pensato bene di salire sul palco con la maglietta di Fratelli d’Italia, trasformandosi in un testimonial politico. Un’esibizione di assoluta fedeltà partitica, ma di totale e ostentata mancanza di terzietà e indipendenza.

Non c’è più dubbio: nomine troppo spesso legate strettamente alla politica, una strisciante e costante sottrazione o modificazione di funzioni e poteri, piante organiche spesso bloccate, autonomia sempre meno garantita tra uffici istruttori e organi di vertice, costituiscono un mix esplosivo che rischia seriamente di minare e compromettere l’indipendenza delle authority.

Antonio Formichella è segretario regionale Fisac Cgil Roma e Lazio