Scandalo nella Torino bene, lei lo tradisce e lui la inchioda davanti a tutti: "Non ti sposo più" / Assolti da uno stupro di gruppo, “Non capirono il no della ragazza” / Stuprata a 19 anni dal banco a Palermo: “Falla ubriacare, poi ci pensiamo noi” / Ragazza coperta di cioccolato esposta tra i vassoi a un buffet in un resort a cinque stelle / Il generale Vannacci nel suo libro, “Le femministe? Moderne fattucchiere” / Stupro a Caivano al Parco Verde, due cuginette di 13 anni violentate da un gruppo di adolescenti / Orinatoi a forma di bocca femminile nei bagni maschili di una palestra di Torino

Potremmo continuare per ore elencando i soli titoli dei giornali di questi ultimi giorni d’estate, titoli che raccontano la nostra società, per capire che in Italia abbiamo un serio e grave problema culturale con le donne. Ancora. Le donne in Italia e nel mondo, non sono una minoranza nonostante sia abitudine trattare il genere come lo fosse, stabilendo normative che individuano spazi e diritti come per le minoranze etniche o linguistiche.

Le donne sono il 51% della popolazione da sempre considerate alla stregua di una qualsiasi proprietà dei maschi e come tali trattate: bottino di guerra; mezzo per stabilire alleanze o modificare attraverso gli stupri, le etnie; private del diritto alla proprietà e alla discendenza; se non schiave o operaie, limitate nell’accesso alle professioni ritenute nobili; esposte allo ius corrigendi del consorte spesso esercitato attraverso il delitto d’onore che di fatto legittimava l’infedeltà maschile arrivando invece ad ammettere l’uccisione della congiunta per ripristinare l’onore familiare...

Anche questo elenco di violenze che il diritto dei maschi ha nei secoli stabilito nei confronti delle donne potrebbe continuare a lungo. Ma sono sufficienti questi pochi elementi per trovare il fil rouge tra la nostra storia secolare e quanto in queste ore ci raccontano i giornali. Tuttavia dal ‘900 ad oggi le società occidentali sono profondamente cambiate. Il mondo è cambiato a un ritmo sempre più vertiginoso. Basti pensare a come si stanno sviluppando le capacità dell’Ai nello stesso tempo in cui leggiamo questo articolo.

Il mondo e tutta la nostra cultura sono cambiati velocemente e drasticamente in questo scorcio di secolo ma la cultura sessista e patriarcale che vuole le donne e il loro corpo ancora rigidamente oggetto del potere maschile resiste a ogni altro cambiamento. In fondo, le prime assistenti virtuali non avevano forse solo la voce femminile? Ce lo ha comunque ha ricordato la Corte suprema Usa di Donald Trump, uno che non fa mistero del suo rapporto oggettificante con le donne, o le sortite di Putin sulla relazione tra aborto, che vorrebbe cancellare e demografia. Lo stesso Putin che condivideva con un altro uomo di potere abituato a usare le donne e a diffonderne una cultura oggettificante, Silvio Berlusconi, festicciole a base di belle fanciulle e “nipoti di”.

I femminicidi, gli stupri di gruppo e non, lo stalking e il revenge porn, ma anche la completa oggettificazione della donna cioccolatino nel resort a 5 stelle o gli orinatoi a forma di bocca femminile nei bagni maschili della palestra vip di Torino sono esattamente il frutto della cultura del potere del maschio sulla femmina. Si potrebbero fare lunghe e articolate riflessioni sulle conseguenze della diffusione del porno via web o sull’immaturità cerebrale dei giovani – la neo corteccia, la parte del nostro cervello che sovrintende il pensiero razionale e regola i comportamenti giunge a maturazione intorno ai vent’anni-, ma su tutto resta un dato comune e fondamentale a ogni analisi: in Italia, nell’ultimo trentennio, mentre le donne si emancipavano, entravano a pieno diritto in qualunque luogo di lavoro e nella vita pubblica diventando sempre più autonome e riempendo di forza la parola autodeterminazione, la cultura patriarcale subiva un processo di normalizzazione attraverso i media mainstream. E se l’unificazione della lingua italiana e quindi dell’Italia l’ha fatta la Rai, quale peso avranno avuto e hanno nella costruzione della nostra società i media mainstream? 

In molti Paesi occidentali una soluzione, un tentativo di soluzione, è stata individuata nella scuola con l’obbiettivo di diffondere una cultura moderna che allinei il sentire comune all’emancipazione concreta conquistata dalle donne. Si chiamano corsi all’affettività, al rispetto di sé e degli altri, di educazione sessuale, di cultura della parità. Anche in Italia c’è una legge che prevede qualcosa di analogo. È la 107 del 2015 che al comma 16 stabilisce che “il piano triennale dell'offerta formativa deve assicurare l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche trattate nel piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”. Una delle tante leggi ritenute scomode da una parte del Paese e rimasta di fatto inapplicata dietro il paravento dell’autonomia scolastica.

Forse è davvero arrivato il momento di chiederne la puntuale e generale attuazione.

Esmeralda Rizzi, Politiche di genere Cgil