"La Calabria deve essere pronta ad accettare la sfida del cambiamento e del rinnovamento: è necessario mettere in campo un grande processo riformatore, finora mai fatto". A dirlo è Angelo Sposato, segretario generale della Cgil calabrese: "E’ necessario un rinnovamento delle classi dirigenti della Calabria, che non venga assunto come una cooptazione del nuovo ma avvenga sulla base della meritocrazia. Nel Mezzogiorno e in Calabria abbiamo un grande tema, quello della fuga di massa dei giovani: in Calabria perdiamo circa 20 mila persone all'anno, di queste la metà sono giovani, e questa è una drammatica sconfitta. È necessario analizzare attentamente i dati, abbiamo una Calabria che si sta spopolando. Per questo è auspicabile una stagione di cambiamento e rinnovamento anche delle classi dirigenti, e questo si può fare con un patto generazionale. E oggi chi ha responsabilità deve assumere anche la responsabilità di avviare un patto generazionale di cambiamento per la Calabria".

Sposato rimarca l’occasione "persa di questa legislatura regionale. Lo abbiamo detto il 16 novembre di due anni fa, quando con la Uil abbiamo indetto una grande manifestazione chiedendo un cambio di passo per la Calabria, ma il passo non è cambiato. Chiedevamo un piano di riforme per la Calabria che potesse riguardare sia l’aspetto istituzionale e burocratico della Regione, l’aspetto sociale e socio-sanitario, chiedevamo investimento per il lavoro nero e non per il precariato, che ancora non è stato risolto e non è stato attivato il piano regionale per il lavoro che auspicavamo, mentre è positivo l’accordo sulla forestazione, ottenuto dopo dieci anni". In conclusione, il segretario Cgil avverte la necessità "di mettere in campo un grande processo riformatore, finora mai fatto, un piano riformatore che passi da una rivisitazione dell’assetto istituzionale, del numero dei Comuni, da un piano vero di assetto idrogeologico per il territorio e dalla definitiva uscita da un vecchio schema, quello dell’alternanza che ha prodotto quasi 50 anni di un regionalismo fine a se stesso, che ha creato le condizioni affinché le Regioni del Nord potessero avanzare questa ipotesi di autonomia differenziata contro il Sud".