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La pandemia desta preoccupazione in questa fase in Toscana. I casi aumentano, e - anche se in questi mesi sono stati fatti interventi migliorativi e il sistema per ora sta reggendo - per questa terza ondata non mancano timori per la tenuta della sanità, soprattutto sul fronte degli ospedali. Per allentare la pressione, oltre a un po’ di coraggio in più nelle chiusure delle zone dove la situazione epidemiologica è peggiore (con il sostegno alle attività più colpite), serve intanto andare a rafforzare la sanità territoriale.
L’altro pezzo fondamentale di questo ragionamento riguarda la campagna di vaccinazione: il sistema toscano sta funzionando, ma mancano le dosi. Bisogna accelerare: per questo, essendo la Toscana un territorio dove sono attive aziende che realizzano prodotti farmaceutici, è opportuno che una parte della produzione dei vaccini, come l’infialamento, possa essere eseguita qui. Ad esempio alla Gsk, nel senese: con una sola linea di produzione, in base ai calcoli del sindacato presente in azienda, si potrebbero infialare 15 milioni di vaccini al mese.
Infine, l’economia. Quella toscana per lungo tempo è stata trainata da export e turismo, che ora con la pandemia sono tra i settori maggiormente in difficoltà. Noi chiediamo al governo il blocco dei licenziamenti ma al contempo dobbiamo prepararci alla prossima fase, per capire come riattivare un sistema di investimenti che eviti disastri occupazionali e riattivi opportunità di lavoro. Senza dimenticare che le categorie che più hanno pagato questa crisi sono i giovani e, va detto ancora più forte in occasione dell’8 marzo, le donne. Non dobbiamo tornare allo status pre pandemia, niente sarà come prima: vanno messe quanto prima in campo azioni per realizzare un nuovo modello di sviluppo basato su equità e sostenibilità. In Toscana è questa la linea che guida il nostro agire quotidiano nei luoghi di lavoro e nei tavoli con le controparti.
Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana