La vicenda processuale è intricata come la storia dell’avvelenamento delle acque, dei cittadini e dei lavoratori operato per decenni dall’azienda chimica Rimar, poi Miteni, a cui è legata. Quello che si è consumato nel territorio di tre province venete, Vicenza, Verona e Padova, è il più grande inquinamento d’Europa, così ha dichiarato davanti ai giudici il ricercatore del Cnr Stefano Polesello, dato che ha interessato 300 mila persone, almeno 500 lavoratori e una vastissima falda acquifera del continente.

Inquinamento da Pfas

Stiamo parlando della pericolosa contaminazione industriale da produzione di Pfas e Pfoa, sostanze impermeabilizzanti che non esistono in natura, che hanno un impiego vastissimo, dalle padelle antiaderenti alle giacche, e la cui tossicità è oggi confermata da numerosi studi. Nonostante queste evidenze scientifiche e mediche, in un filone d’indagine avviato nell’agosto del 2020 su esposto presentato da Cgil e Filctem Vicenza, riguardante i danni alla salute dei lavoratori della Miteni e le responsabilità di chi avrebbe dovuto controllare, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione.

Archiviazione contestata

“Si tratta di una decisione motivata da aspetti tecnici, come la prescrizione e la correlazione Pfas-patologie, che noi contestiamo – dichiara Giampaolo Zanni, segretario generale Cgil Vicenza -, considerato peraltro quanto purtroppo sta via via emergendo circa i danni alla salute delle persone contaminate, anche tra la popolazione più colpita: gestosi nelle donne in gravidanza, nascituri sottopeso, ridotti valori di testosterone nei giovani maschi, solo per citarne alcuni”. 

Per questo, Cgil e Filctem di Vicenza hanno presentato subito formale opposizione alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero. In pratica, nel filone sui danni ai lavoratori, mentre chi indaga ritiene che non ci siano gli elementi per proseguire, fare approfondimenti e avanzare con un processo, il sindacato che ha presentato la denuncia la pensa diversamente e si oppone. Una battaglia, come spiega il segretario generale Cgil Maurizio Landini (nel video) che supera i confini locali e ha portata nazionale. La prossima udienza, fissata per il 16 marzo prossimo, dovrebbe decidere in merito.

"Continuiamo a portare avanti anche iniziative pubbliche, azioni politiche, manifestazioni per non lasciare mai da soli i lavoratori, perché c'eravamo allora e ci siamo tuttora - spiega Giuliano Ezzelini Storti, segretario generale Filctem Vicenza -. Non ci può essere più nessuna azienda che approfitta e sfrutta senza avere responsabilità sociale. È un messaggio che vogliamo dare anche al territorio, che la Cgil e la Filctem sono in campo".  

Sostanze nocive

Sulla nocività di Pfas e Pfoa non ci sono dubbi da anni. Il programma di sorveglianza aziendale della Miteni attivato dal 2000 ha consentito di scoprire che gli operai avevano e hanno nel sangue livelli elevatissimi di queste sostanze, fino a 22 mila volte più alti del normale. Tanto che l’Inail ha riconosciuto per alcuni di loro la malattia professionale, anche se non hanno sviluppato una patologia, quindi senza la presenza di un danno funzionale, una vittoria esemplare ottenuta grazie alla perseveranza del patronato Inca e delle strutture del sindacato.

Studi scientifici e messa al bando

Dal 2009 il loro uso è sottoposto a restrizioni da un trattato internazionale. Una direttiva europea li classifica come sostanze altamente persistenti, con elevata tendenza al bioaccumulo e molto tossiche. Dal 2016 l’Airc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, li ha classificati come possibile causa di cancro al testicolo e al rene. Nel frattempo, un ampio studio scientifico su 70 mila persone condotto negli Stati Uniti, a seguito del processo che ha condannato la DuPont per lo sversamento decennale di Pfoa nel fiume Ohio, ha documentato un probabile legame con malattie tiroidee, ipertensione in gravidanza, ipercolesterolemia.

Nel 2019 uno studio pubblicato da Enzo Merler, medico del lavoro, e dal dottor Paolo Girardi sulle cause di morte degli ex dipendenti Miteni ha riscontrato un raddoppio di cancro al fegato e di tumori linfatici ed emopoietici, un aumento della mortalità per diabete, cirrosi epatica, ipertensione e suicidi. Questo perché gli organismi viventi non sono capaci di smaltire, metabolizzare né trasformare queste sostanze velenose e quindi li accumulano negli organi, con innumerevoli potenziali effetti.

Processi in corso

“Oltre alle indagini aperte a seguito del nostro esposto, ci sono altri due filoni per avvelenamento delle acque sulle produzioni Miteni fino al 2013 e dal 2013 al 2018 – prosegue Zanni -. Entrambi si sono chiusi con il rinvio a giudizio dei dirigenti aziendali delle diverse società e multinazionali proprietarie e hanno portato all’accorpamento e a un processo che si è avviato a marzo 2021. Come Cgil e Filctem di Vicenza abbiamo chiesto e ottenuto la costituzione di parte civile".

Nel frattempo, il sindacato sta producendo un documentario dal titolo “Pfas Lavoro avvelenato”, per la regia del giornalista Gianni Poggi. Gli obiettivi sono molteplici: far conoscere quanto accaduto, con un focus particolare sulla parte che riguarda gli ex dipendenti, tenere traccia dell’azione svolta dalla Cgil, ma anche mobilitare l’opinione pubblica nel chiedere la prosecuzione delle indagini.

"Le nostre azioni sono di carattere sindacale, ma tengono conto delle ripercussioni del lavoro sulla società - dice Ezzelini Storti - e devono sempre avere al centro il rispetto dell'ambiente e della persona. Una risposta necessaria quando la politica è assente in questo come in altri casi, che dimostrano palesemente che nel nostro Paese abbiamo un problema". 

Per questa storia, emblema della grave contraddizione tra produzione e ambiente e tra lavoro e salute che ha caratterizzato il modello di sviluppo liberista, non è stata dunque ancora scritta la parola fine.

Video a cura di Giorgio Sbordoni