Che le mafie siano ormai arrivate in ogni angolo d'Italia non è una notizia. Eppure esistono luoghi dove trovare i segni concreti di questo fenomeno globale desta ancora stupore. A Pietralunga, piccolo e isolato paese di 2mila abitanti dell'Alta Val Tiberina, a ridosso dell'Appennino umbro-marchigiano, c'è il primo bene confiscato alla 'ndrangheta in Umbria. Cento ettari di terreno, sottratti alla potente famiglia reggina dei De Stefano, sui quali in questa settimana decine di ragazze e ragazzi arrivate da tutta Italia hanno deciso di mettere testa e cuore, per trasformare una vacanza in impegno concreto. È il campo di E!State Liberi!, organizzato da Libera Umbria, con il supporto della cooperativa Paneolio di Arci (fresca assegnataria del bene confiscato) e dello Spi Cgil, che ormai da tempo collabora anche in questa realtà con l'associazione antimafia, dando vita ad uno scambio intergenerazionale che è parte importante dell'esperienza vissuta sul campo. Vecchie e nuove resistenze, che si mescolano su quei monti e quelle colline, tracciati dai sentieri dei partigiani