Ogni mese l’istituto di statistica snocciola i suoi dati: ad aprile il tasso di occupazione è rimasto al 59,9 per cento, il valore record registrato a marzo scorso, quello di disoccupazione si è attestato all’8,4, mentre il tasso di inattività è salito al 34,6, agli stessi livelli pre-pandemia. Numeri che ci raccontano solo in parte quanto ci sia bisogno di lavoro nel nostro Paese, quanto le persone lo cerchino e come spesso siano disposte a qualsiasi cosa pur di trovarne uno dignitoso. Compreso seguire corsi a pagamento, a volte utili altre volte no perché non aggiungono niente all'occupabilità della persona, alcuni che offrono reali opportunità, altri che non danno sbocchi sul mercato, e che in certi casi rilasciano attestati fasulli, pezzi di carta senza nessun riconoscimento del titolo. Insomma, per dirla in gergo, corsi bidone.

“In Italia ci sono regioni che hanno una ricca offerta di formazione finanziata – spiega Margherita Bernardi, referente regionale del Sol Cgil Toscana -, mentre altre sono più carenti. È soprattutto qui che l’iniziativa privata, quella che usa il marketing per agganciare i corsisti e le loro famiglie, si scatena. In generale l’offerta di formazione a pagamento è ampia, ma purtroppo ce n’è anche di qualità scadente. Si va dagli atenei più blasonati alle sedicenti università, a scuole di alta formazione, che nella migliore delle ipotesi chiedono ingenti somme per corsi poco qualificanti, nella peggiore rilasciano titoli senza riconoscimento legale o qualifiche che non vengono richieste dal mercato. E così disoccupati e famiglie finiscono per sborsare grandi cifre inseguendo il miraggio di un’occupazione che non c’è”.  

Che sia chiaro: la formazione professionale privatamente finanziata è, legittimamente, un'attività economica che si promuove con intense attività di marketing. È però vero che questo marketing sembra fatto apposta per confondere le idee a chi cerca lavoro. “Noi operatori del Sol Cgil riceviamo persone in difficoltà economica e in condizione di fragilità – prosegue Bernardi -, dati che le rendono vulnerabili alle tentate vendite di soluzioni miracolistiche, anche nel mondo della formazione, purtroppo”.

Quindi, da dover partire e a cosa fare attenzione per evitare di smarrirsi e di cadere in trappola? Il primo passo da compiere se si cerca occupazione è studiare con attenzione il mercato del lavoro e concentrarsi su quelli che sono i pezzi mancanti della propria formazione, attraverso i quali, una volta acquisiti, si migliora la professionalità.

“Nel contesto di una ricerca di lavoro, necessario e urgente è ciò che colma un ‘buco’, un'assenza di requisiti che non permette di rispondere alle offerte che interessano – prosegue Bernardi -. Il centro, nel nostro caso, è la persona, mentre il contesto è il mercato del lavoro. Nell’attività di orientamento che svolgiamo come Sol, insieme ai nostri utenti studiamo le offerte per scoprire cosa già possiedono in termini di competenze e requisiti, individuiamo le assenze, sia in termini immediati che di prospettiva. Aiuta vivere in una regione dove l'offerta gratuita per disoccupati ha una certa consistenza, qualità ed esempi di assoluta eccellenza. Non dimentichiamo però il contesto: possiamo analizzare le offerte di lavoro che ci sono, e non quelle che non ci sono”.

Facciamo un esempio: vanno molto di moda le professioni di consulenza e la figura dei counselor, ma gli sbocchi in questi ambiti sono davvero ristretti e per lo più riservati ai laureati in psicologia, che poi si sono specializzati. Quindi seguire un semplice ma costoso corso di formazione nel settore rischia di far buttare il denaro investito. Mentre acquisire competenze in una lingua straniera può essere utile perché sono richieste ormai per moltissime posizioni.

“Un altro aspetto molto importante è la distinzione tra ‘riconosciuto’ e ‘non riconosciuto’ – dice Bernardi -.  Un corso di qualifica per tecnico termo-idraulico deve necessariamente essere riconosciuto o non si potranno certificare le caldaie. In un corso di Excel avanzato, viceversa, contano solo i risultati di apprendimento, che comunque possono essere attestati, anche se la persona ha imparato da sola, nel tempo libero, in modo completamente informale e magari certificati dopo una verifica formale, come accade negli esami per la ‘patente europea del computer’”.

La validità legale del titolo di studio rilasciato è quindi un aspetto fondamentale: prima di iscriversi a qualsiasi percorso formativo bisogna sapere se questo porterà a un titolo riconosciuto dallo Stato o dalla Regione. E poi che tipo di sbocchi professionali dà nel mercato. Occhio quindi alle finte lauree rilasciate da sedicenti università e ai finti diplomi attribuiti da scuole fasulle. E poi alle vere proprie truffe che promettono stage, per accedere ai quali bisogna però sborsare grosse somme, magari scontate per l’occasione.

“Secondo la Strategia di Lisbona si dovrà arrivare ad abolire il lavoro senza qualifica, il che vuol dire che tutti i lavoratori saranno qualificati, indipendentemente dal tipo di attività che svolgono – concluderle dirigente del Sol Toscana -. Un obiettivo politico molto importante: per perseguirlo non bisogna sprecare risorse né pubbliche né private”.