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Gli Stati Uniti si sono svegliati in pieno shutdown federale, il primo dal 2019. Dalla mezzanotte del 1° ottobre (le 6 in Italia) gran parte dell’amministrazione statale ha dovuto sospendere le proprie attività per mancanza di fondi, dopo che repubblicani e democratici non sono riusciti a trovare un accordo sul bilancio. Lo scontro politico, incentrato in particolare sulla sanità e sui sussidi legati all’Obamacare, ha lasciato circa 800mila dipendenti pubblici senza stipendio e senza certezze.
Lavoratori senza paga e rischio licenziamenti
La chiusura colpisce in maniera diretta quasi il 40% dei lavoratori federali, costretti a un congedo forzato senza retribuzione. Una parte dovrà continuare a lavorare senza stipendio, in particolare nei servizi considerati essenziali, come i controllori di volo, il personale TSA agli aeroporti, i militari e gli addetti alla sicurezza nazionale.
L’Ufficio per la gestione e il bilancio della Casa Bianca ha chiesto alle agenzie di prepararsi non solo ai tradizionali furlough (la sospensione temporanea dal lavoro senza stipendio), ma anche a possibili tagli permanenti di personale, in linea con l’obiettivo dell’amministrazione Trump di ridurre drasticamente la macchina federale.
Trasporti: voli garantiti ma rischio caos negli aeroporti
Il trasporto aereo rientra tra i servizi indispensabili, ma i lavoratori continueranno a operare senza stipendio. Già in passato, come nel lungo shutdown del 2018-2019, molti dipendenti si erano messi in malattia per protesta, provocando ritardi e cancellazioni a catena. Anche questa volta la prospettiva di una carenza di personale minaccia la regolarità dei voli.
Sanità e welfare: servizi garantiti, ma con forti limiti
Programmi cruciali come Medicare e Medicaid continueranno a funzionare, ma con personale ridotto e inevitabili rallentamenti nell’erogazione di alcuni servizi. Le agenzie di ricerca sanitaria – dai Centers for Disease Control (CDC) ai National Institutes of Health (NIH) – rischiano di sospendere esperimenti, trial clinici e attività di monitoraggio epidemiologico, con possibili effetti negativi anche a lungo termine. A rischio immediato anche i programmi di assistenza alimentare: quello destinato a donne e bambini potrebbe esaurire i fondi in pochi giorni, costringendo a sospendere gli aiuti.
Parchi e musei: rischio chiusura o degrado
Nelle precedenti chiusure i parchi nazionali erano stati sbarrati, con decine di migliaia di ranger rimasti a casa. Durante lo shutdown del 2019, l’amministrazione Trump decise di lasciarli aperti ma senza sorveglianza adeguata: ne seguirono episodi di vandalismo, abbandono di rifiuti e danneggiamenti al patrimonio naturale e culturale. Stavolta un gruppo di ex direttori dei parchi ha chiesto di procedere subito con la chiusura totale per tutelare sia i visitatori che gli ecosistemi. I musei Smithsonian resteranno aperti solo per pochi giorni, in attesa di ulteriori indicazioni.
Servizi amministrativi e giustizia: tutto rallenta
Molti uffici federali hanno già fermato le loro attività. I tribunali dell’immigrazione sospenderanno centinaia di udienze, creando nuovi arretrati. Anche le pratiche per mutui, piccoli prestiti, rinnovi dei passaporti e visti subiranno ritardi. Il programma federale contro le alluvioni, essenziale per i mutui nelle aree a rischio, è stato sospeso.
Chi non è toccato direttamente
Nonostante il caos, alcuni programmi non subiscono interruzioni: i pagamenti della Social Security e delle pensioni continueranno, così come i servizi sanitari per i veterani e le previsioni meteo del National Weather Service. Anche il servizio postale (USPS) resta attivo, perché autofinanziato.
Nessuna via d’uscita immediata
Al Congresso la situazione resta bloccata. I democratici chiedono di finanziare i sussidi sanitari, mentre i repubblicani si oppongono accusando l’opposizione di voler “premiare gli immigrati irregolari”. Al momento non esiste una proposta condivisa per uscire dallo stallo, e il timore è che lo shutdown possa durare a lungo. Per milioni di lavoratori e famiglie americane, significa vivere nell’incertezza, senza stipendio e con servizi vitali ridotti al minimo, in attesa che lo scontro politico trovi una via d’uscita.
Lo shutdown del 2019
L’ultimo shutdown prolungato negli Stati Uniti risale al dicembre 2018 – gennaio 2019, durante la prima presidenza di Donald Trump. Durò 35 giorni, il più lungo della storia americana. Fu causato dallo scontro con i democratici sul finanziamento del muro al confine con il Messico.