Maoz Inon ha perso i suoi genitori lo scorso 7 ottobre, uccisi nel loro kibbutz durante l’attacco di Hamas, e non ha consentito che vendetta e odio scalfissero le sue convinzioni, anche circa la sproporzione della risposta israeliana a Gaza, e, anzi, ha fatto emergere lo spirito pacifista che apparteneva ai suoi genitori.

Maoz rappresenta quella parte di popolo israeliano del quale poco si parla e che sta esprimendo da mesi al primo ministro, Benjamin Netanyahu, il completo dissenso per il massacro in corso dei palestinesi e una strategia che sembra avere nulla a che fare con la volontà di riportare a casa gli ostaggi in mano ad Hamas

“Considero il governo di Netanyahu irrazionale, ha tradito le promesse fatte prima di essere eletto", dice Maoz Inon: “Non dimostro contro di lui, perché noi dobbiamo dimostrare contro la guerra per portare la pace e la sicurezza per tutti. Stiamo vivendo nella speranza per israeliani e palestinesi, non contro qualcuno. Questa è la mia prospettiva”.  

“Io sono una semplice persona che ha perso i suoi genitori e gli amici d’infanzia nell’attacco del 7 ottobre ed è chiaro che Israele è lontano dal dare sicurezza alla sua gente”, prosegue: “E se continua su questa strada ci sarà un’escalation dell’attuale situazione. Ci saranno sempre più civili che perderanno la vita a Gaza e i nostri fratelli non saranno sicuri. Noi dobbiamo fermare questa follia. Siamo intrappolati in una guerra di vendetta, entrambi i popoli stanno pagando il prezzo, e la vendetta non ha alcuno scopo se non quello di ferire coloro che ti hanno fatto del male".

Maoz Inon

Ci spiega che in Israele “sta crescendo il numero di organizzazioni e singoli individui che chiedono uno stop immediato della guerra, il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri” e che “è necessario trovare subito una soluzione diplomatica per mettere in sicurezza entrambi i popoli e affinché questa guerra sia l’ultima”.

Maoz denuncia l’assenza dell’intervento della comunità internazionale e ricorda una serie di conflitti ai quali si è posta fine nel momento in cui c’è stato un atto di volontà da parte degli Stati Uniti o dei Paesi europei: “È possibile mettere fine a questo periodo di odio e di guerra. Quando hanno voluto hanno messo fine alla seconda guerra mondiale, per poi procedere con la riconciliazione tra Stati Uniti e Giappone”.

Continua Maoz: “In Rwanda, negli anni Novanta, un milione di persone hanno perso la vita nei massacri. Perché il mondo sta aspettando che si arrivi a questi numeri? Hanno fermato la guerra nei Balcani. Sfortunatamente hanno sempre aspettato troppo, così troppi innocenti hanno perso la vita, come è accaduto anche ai miei genitori. Sono sicuro che l’amministrazione Biden, l’Unione Europea, la Gran Bretagna, nazioni come Giappone e India possono interferire e intervenire facendo pressioni e forzare uno stop immediato alla guerra.  Stiamo perdendo i nostri valori, la morale, l’umanità. Il mondo deve agire per salvarci da questo schifo. Se vogliono, lo possono fare".

Il timore fondato di Maoz è che, se si continuerà solamente “a guardare il conflitto in corso e a fare chiacchiere”, la situazione diverrà irrecuperabile: “I numeri dei morti cresceranno in un modo tale che ho paura anche solamente a immaginare. La speranza è nell’agire. Quello che noi (lui e il movimento nato dalla collaborazione tra israeliani e palestinesi, ndr) vogliamo creare è la speranza in una visione di un futuro migliore, attraverso la stesura di una road map per realizzare proprio questo stesso futuro. Dobbiamo agire sul territorio per avere una visione all’interno della realtà, e in questo il mondo ci deve dare supporto”.

Nella nostra intervista si rivolge poi agli italiani: “Se il vostro presidente invitasse i costruttori di pace israeliani e palestinesi, dicendo pubblicamente che li sta supportando nei loro sforzi per la pace e la riconciliazione, sarebbe un bene per tutti. Mi rivolgo ai leader italiani e al Papa. È necessario amplificare le voci, legittimarci”. 

Infine Maoz Inon ci informa che per la prossima settimana i suoi amici dell’Alleanza per la pace in Medio Oriente (Allmep) stanno organizzando un evento al Parlamento europeo, a Bruxelles, in collaborazione con un gruppo di parlamentari e il gruppo dei Verdi per portare cinque importanti leader della comunità dei costruttori di pace a discutere il ruolo della società pacifista in un conflitto senza precedenti.