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Armi infami e vigliacche, ma infame e vigliacco è chi le semina nelle terre abitate e coltivate. Sono praticamente invisibili, anche perché sofisticato è il sistema di progettazione, si nascondono nei terreni e vi rimangono per anni in tutta la loro pericolosità distruttiva: sono le mine antiuomo. A causa di questi ordini muoiono oltre 4mila persone ogni anno e l’85% sono civili, molti i bambini.
Un tema, quello delle mine antiuomo, tornato alle cronache per la volontà espressa dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky di ritirarsi dalla Convenzione di Ottawa che le mette al bando per difendersi dagli attacchi militari di Mosca. Prima di lui gli Stati confinanti con la Russia, vale a dire Estonia, Lettonia, Polonia, Finlandia e Lituania hanno deciso di uscire dalla Convenzione, che, ricordiamo, è stata siglata nel 1997, inizialmente con 122 paesi aderenti che sono poi passati a 164. Restano tuttora fuori potenze come Stati Uniti, Russia, Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Sud, Iran, Myanmar.
L’Ucraina è oggi tra i Paesi più minati al mondo: secondo le Nazioni Unite oltre 139mila km² del territorio sono contaminati e ci vivono oltre 6 milioni di persone. Alcune di quelle mine risalgono ancora alla Seconda guerra mondiale.
L’antefatto
Giuseppe Schiavello, direttore dell’associazione Campagna italiana contro le mine ci ricorda che “già a dicembre del 2024 Zelensky aveva chiesto l’invio di mine antiuomo all’allora presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Gli Usa ne avevano inviati grandi quantitativi, anche perché questo consentiva di svuotare gli arsenali militari statunitensi di ordigni che comunque hanno una scadenza.
La cosa ancora più grave è che l'Ucraina era stata interdetta dall'organizzazione internazionale attraverso la delegazione al disarmo a Ginevra che aveva chiesto di fare chiarezza sul possibile uso di mine antipersone da parte di Kiev, che negli arsenali ne aveva 3 milioni e 600 mila pezzi che erano il residuo che avrebbero dovuto distruggere rispetto a uno stock di 6 milioni di pezzi. In fondo quindi è una tragedia annunciata”.
Per Schiavello stupisce poi che il presidente Zelensky non sappia o faccia finta di non sapere che “un Paese in guerra non può recedere dalla Convenzione fino a quando la belligeranza non è finita, in base all'articolo 20 della Convenzione stessa. Potremmo anche pensare a quale sia il senso di disperazione di un Paese che arriva a immaginare di minare il suo territorio, ma questo vuole dire morte per decenni e decenni, anche dopo la fine del conflitto. Questa è la parte più drammatica perché sappiamo che colpiscono soprattutto civili, tanti bambini rimangono mutilati. In Cambogia ancora esplodono dopo la guerra di Indocina”.
Le mine presenti sul territorio ucraino, oltre a uccidere e ferire, compromettono il futuro dell’attività agricola che è alla base dell’economia del Paese, stiamo parlando di quello che era il granaio d’Europa. “Dovrà essere fatta una bonifica lunga e costosa e poi un'analisi del terreno per sapere quanto è inquinato da metalli pesanti, delle mine e dell’artiglieria – afferma il direttore della Campagna anti-mine –. Possiamo immaginare migliaia di contadini che rimangono mutilati mentre zappano la terra, vanno a prendere un secchio d'acqua o a raccogliere la legna. Abbiamo persino sentito di cadaveri di soldati sopra i quali venivano posizionate delle mine così se qualcuno andava a recuperare i corpi saltava in aria.
Quello delle mine è un uso terroristico e non strategico-militare: vogliamo dire che l'Ucraina potrebbe vincere una guerra utilizzando le mine anti-persona? Ovvio che non può accadere. Le associazioni, e non solo, hanno fatto una dura lotta per avere una convenzione internazionale che mettesse al bando mine e le bombe a grappolo, questo quando perdevano la vita o venivano mutilate 20 mila persone all’anno. Così si è arrivati al blocco della produzione e del commercio delle mine con un trattato firmato da 164 Paesi. Ora della Convenzione, come di quella di Ginevra o sui diritti umani si è fatto sostanzialmente carta straccia. A cascata, una volta iniziate le violazioni, si sta arrivando al diritto internazionale”.
C’è poi un paradosso: sino a ora l’Ucraina deteneva mine di fabbricazione dell’ex Unione sovietica e che sono state poste dall’esercito ucraino su terreno ucraino.
I profitti
Sino a pochi anni fa il mercato delle mine antiuomo faceva registrare un giro d’affari di migliaia di miliardi di dollari, con buona pace del Trattato di Ottawa. Sempre il presidente ci fa sapere che “le aziende che le producono sono circa 7 in tutto il mondo. In Italia la messa al bando totale è del 1997 e due aziende sono state bloccate e un’altra riconvertita. C’è stata poi la legge del 2021 per gli operatori finanziari che vieta alle banche e altri enti il finanziamento di imprese produttrici di mine antiuomo e munizioni a grappolo. Con l’innalzamento della percentuale di Pil da investire in armi, anche quella stabilita di recente, c’è il rischio che del denaro finisca in aziende che producono componentistica per mine e bombe a grappolo”.
“In un momento come questo – conclude – il valore della pace dovrebbe essere esponenziale ed è fondamentale che in Ucraina, come in Medio oriente e in tutte le altre zone di guerra si arrivi alla pacificazione, pensando contemporaneamente al periodo postbellico. È anche per questo che l’ipotesi dell’Ucraina, come di altri paesi confinanti con la Russia, di uscire dal trattato sulle mine antiuomo risulta più che mai insensato”.