La Gran Bretagna rischia di tornare alle condizioni di lavoro del XIX secolo, ai tempi raccontati da Charles Dickens, al regno della regina Vittoria. L’allarme è stato lanciato oggi, giovedì 5 settembre, dal sindacato britannico Tuc (il Trades union congress) in un nuovo rapporto pubblicato in vista della conferenza annuale della prossima settimana.

Tre milioni e 700 mila persone hanno un lavoro precario e quasi due milioni di lavoratori autonomi guadagnano meno del salario minimo. I lavoratori, inoltre, si trovano a dover fronteggiare la compressione salariale più lunga da duecento anni a questa parte. Queste le proporzioni del naufragio della working class britannica illustrate in A stronger voice for workers (il titolo del rapporto), che ammonisce: se non si ripristina l'equilibrio di potere nel mondo del lavoro, le disuguaglianze economiche e il lavoro precario continueranno a peggiorare.

La ricerca evidenzia che dal 1945-75 al 2018 la quota della produzione economica destinata ai salari è scesa dal 57% ad appena il 49%. E, nello stesso periodo, le leggi antisindacali e le trasformazioni industriali hanno visto crollare la partecipazione sindacale e la copertura della contrattazione collettiva dal 54% e da oltre il 70% nel 1979, ad appena il 23% e il 26% nel 2018.

“Rischiamo di tornare alle condizioni di lavoro del XIX secolo, a meno che i sindacati non abbiano maggiori poteri organizzativi e negoziali”, ha detto il segretario generale del Tuc Frances O’Grady. “Milioni di lavoratori – ha proseguito - non hanno controllo né voce in capitolo sul lavoro, con un numero crescente di lavoratori bloccati in contratti a bassa retribuzione, contratti a ore zero e in finto lavoro autonomo. Abbiamo urgente bisogno di ristabilire l'equilibrio nella nostra economia”. Per O’Grady è evidente che “la contrattazione collettiva è il modo migliore per aumentare i salari e migliorare le condizioni di lavoro”.

Il Tuc ha avanzato delle proposte per aumentare la copertura sindacale. Ad esempio dare accesso ai sindacati in tutti i luoghi di lavoro per informare i lavoratori sui benefici dell'iscrizione al sindacato, seguendo il modello della Nuova Zelanda. E riconoscere nuovi diritti per rendere più facile per i lavoratori la contrattazione collettiva su questioni che vanno al di là della retribuzione. Un’altra proposta riguarda la contrattazione collettiva di settore e l'istituzione di nuovi organismi congiunti obbligatori per i sindacati e i datori di lavoro, così da negoziare le retribuzioni, le condizioni e la formazione di tutti i lavoratori addetti a un settore specifico, a cominciare dalla cura e dall'assistenza sociale, dove la bassa retribuzione è endemica.

Il Tuc chiede inoltre l’introduzione rapida di un salario minimo nazionale di 10 sterline, il divieto di contratti a zero ore e la lotta al lavoro precario.

L'appello del sindacato è suffragato dai dati esposti nel rapporto, che rivelano come il debito non garantito sia salito a livelli record, con una famiglia su cinque bloccata da impegni finanziari che non riesce a mantenere. Il debito non garantito per famiglia si è attestato a 15.880 sterline nel primo trimestre del 2019, con un aumento di 1.160 sterline rispetto all'anno precedente.

I giovani hanno una probabilità sproporzionata di indebitarsi: il 70% delle persone tra i 18 e i 34 anni ha problemi di debito non garantito, rispetto al 33% degli over 65.

“Non si tratta di persone che buttano il denaro. Si tratta di salari che non sono ancora tornati al punto in cui si trovavano prima del crollo, mentre i prezzi nei negozi salgono”, ha detto ancora O’Grady, secondo quanto riferisce il Guardian. Secondo il segretario generale del Tuc una hard Brexit, ossia un’uscita non negoziata dalla Ue, colpirebbe prima e più duramente i poveri. O’Grady ha detto – si legge sempre sul Guardian – che molti di coloro che hanno votato sì al referendum sulla Brexit lo hanno fatto a causa della frustrazione per i bassi salari, l'insicurezza e i contratti a zero ore; insomma a causa di una sorta di ultra-globalizzazione che ha visto “uno spostamento del potere e della ricchezza verso una piccola minoranza al vertice, mentre a tutti gli altri non restano che le briciole”.

(d.o.)