Il giorno dopo il crollo dei mercati dovuto al no del Congresso Usa al piano di Bush per il salvataggio delle società in crisi, che prevedeva lo stanziamento di 700 milioni di dollari, le borse precipitano. Il Dow Jones ha chiuso ai minimi dal 1986. Tokyo ha chiuso a -4,12, mentre anche le Borse europee hanno aperto tutte in forte perdita. Per capire cosa stia succedendo ai mercati internazionali e quali siano le prospettive per il prossimo futuro, i maggiori quotidiani italiani si sono affidati alle conoscenze di alcuni dei maggiori esperti mondiali di economia. Il Corriere delle Sera, La Repubblica e La Stampa hanno infatti intervistato tre icone del mondo accademico americano, rispettivamente Lester Thurow, Paul Samuelson e Joseph Stiglitz. Tutti e tre gli studiosi prospettano una crisi drammatica, simile a quella del ’29, e disegnano un futuro non certo roseo.

Sulle pagine del Corriere Lester Thurow, professore di Economia e gestione aziendale al Mit, attacca con decisione i repubblicani di Bush: “È successo proprio ciò che temevo. I repubblicani non riescono a liberarsi del loro bagaglio ideologico. Forse non si rendono conto che senza un massiccio intervento dello Stato avremo una crisi molto grave, simile a quella del ‘29 e degli anni Trenta”. Gli fa eco dalle colonne de La Repubblica Paul Samuelson, Nobel nel 1970, consigliere di Kennedy e padre nobile gli economisti liberali: “Bush verrà ricordato nei libri di storia come il peggior presidente degli ultimi 200 anni. La responsabilità di quanto accaduto ricade interamente su di lui, e sui suoi otto anni di deregulation esasperate e selvagge. Ora probabilmente è tardi per cercare un rimedio”. Anche le previsioni di un altro premio Nobel intervistato da La Stampa, Joseph Stiglitz, non sono delle più rosee: “La Borsa andrà ancora più giù di molto, altre banche importanti falliranno e Barack Obama sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti”.

I tre studiosi, tra l’altro, sono sostanzialmente concordi sulle possibili soluzioni alla crisi. Secondo Lester Thurow “è urgente un pacchetto che ristrutturi i mutui e prevenga una valanga di dissesti tra i mutuati, e che crei lavoro e produzione, per esempio con un piano per il rinnovo delle infrastrutture, di cui il Paese ha enormemente bisogno, per il varo dell’assistenza sanitaria pubblica, ecc”. Samuelson spera invece nelle prossime elezioni presidenziali:”A parte che il piano non è dell’amministrazione ma della Fed, l’unica cosa che mi fa sperare è la prossimità delle elezioni, e la probabilità che i democratici avranno la maggioranza in tutto il Congresso. E saranno in grado di evitare vergognose sceneggiate come quella cui assistiamo intorno all’unico progetto che potrebbe aiutare almeno un po’, contro il quale si è scatenata una pattuglia di oltranzisti repubblicani ancora convinti, con tutto quello sta accadendo, che è un peccato mortale turbare i meccanismi del mercato”. Joseph Stiglitz auspica infine una soluzione a breve termine: “Il congresso ora riprenderà i negoziati, da un punto di vista numerico basterebbero una dozzina di deputati per cambiare l’esito della votazione, ma il problema è di approccio: per essere approvato il nuovo piano dovrà dare maggiore attenzione agli aiuti ai cittadini alle prese con i pignoramenti e con i conti in rosso che alle banche ed ai manager multi-milionari”.

In ogni caso, il definitivo risanamento economico e finanziario dipenderà dal prossimo presidente. Secondo Thurow, infatti, “la sua sarà una strada obbligata, difficile e lunga, di anni, non mesi. Nemmeno il repubblicano McCain, se fosse eletto, potrebbe discostarsene”.