“Avremmo auspicato di essere consultati”. Questa la prima reazione dell’Unione africana dopo la presentazione del piano Mattei da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla conferenza Italia-Africa a Palazzo Madama. Le espressioni usate da Meloni, come “da pari a pari” e “accordi non predatori”, non convincono e non riescono a fugare il sospetto di un’impostazione neo-coloniale del piano, tanto che da parte africana è stato affermato che mai alcuna imposizione sarà accettata. Anche in materia di immigrazione il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, ha chiesto si tratti di “amicizia e non di barriere securitarie”.

5,5 miliardi di euro: spiccioli

Le risorse del piano non sembrano costituire un ricco paniere e c’è chi sostiene che andrebbero centuplicate. I miliardi di euro sono 5,5, tra crediti, operazioni a dono e garanzie. Saranno presi dal fondo italiano per il clima (circa 3 miliardi) e dal fondo per la Cooperazione allo sviluppo (2,5 miliardi). Cifre che appaiono insufficienti soprattutto se si considera che saranno 9 i Paesi africani coinvolti in progetti pilota: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Costa d'Avorio, Etiopia, Kenya, Repubblica democratica del Congo e Mozambico. 

Il governo non vuole però rischiare e chiede quindi il coinvolgimento dell’Unione europea, delle istituzioni finanziare internazionali, delle banche multilaterali di sviluppo e di altri Stati donatori. Quindi l’annuncio secondo il quale, entro l’inizio del 2025, un nuovo strumento finanziario sarà messo a punto con Cassa depositi e prestiti “per agevolare gli investimenti del settore privato”. Ovvia la presenza al vertice dei rappresentanti di dodici partecipate italiane, come Leonardo, Fincantieri, Enel, Eni, Terna e Snam.

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Le cinque priorità

Vediamo allora come si articolano gli obiettivi principali di questo piano che, ironia della sorte, prende il nome dal fondatore dell’Eni, Enrico Mattei, partigiano resistente.

Energia. Trasformazione dell’Italia in hub energetico, un ponte tra l’Europa e l’Africa, con interventi per rafforzare l’efficienza energetica e l’impiego di energie rinnovabili, dove le aziende italiane potranno selezionare start-up locali tecnologiche e innovative per sostenere così l’occupazione. Esempio di Meloni: “Un’iniziativa in Kenya dedicata allo sviluppo della filiera dei biocarburanti, che punta a coinvolgere fino a circa 400 mila agricoltori entro il 2027”.

Istruzione e formazione. Promozione dell’aggiornamento e della formazione dei docenti, avvio di nuovi corsi professionali in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro e la collaborazione con le imprese, coinvolgimento degli operatori italiani sul modello italiano delle Pmi. Esempi citati da Meloni: “Un grande centro di eccellenza per la formazione professionale sul tema delle energie rinnovabili” in Marocco e la “riqualificazione strutturale delle scuole con scambi fra studenti e insegnanti” in Algeria.

Agricoltura. Diminuzione dei tassi di malnutrizione, sostegno allo sviluppo delle filiere agroalimentari e dei bio-carburanti non fossili. Esempi citati da Meloni: “Un progetto di monitoraggio satellitare sull’agricoltura” in Algeria, “un centro agroalimentare che valorizzi le eccellenze e l'esportazione dei prodotti locali” in Mozambico, mentre in Egitto il piano intende sostegno alla “produzione di grano, soia, mais e girasole con investimenti in macchinari, sementi, tecnologie, e nuovi metodi di coltivazione” in Egitto;

Salute. Rafforzamento dei sistemi sanitari, miglioramento dell'accessibilità e la qualità dei servizi primari materno-infantili, potenziamento delle capacità locali in termini di gestione del personale sanitario e della ricerca; sviluppo strategie di prevenzione e contenimento delle minacce alla salute, in particolare pandemie e disastri naturali. Esempio portato da Meloni: un progetto in Costa d’Avorio per madri e neonati.

Acqua. Perforazione di pozzi, alimentati da sistemi fotovoltaici, investimenti sulle reti di distribuzione. Esempio citato da Meloni: la “costruzione di pozzi e reti di distribuzione dell'acqua, soprattutto a fini agricoli, alimentate esclusivamente da energia rinnovabile” nella Repubblica democratica del Congo; “interventi di risanamento delle acque” in Etiopia.

Una cabina di regia non manca mai

Sarà Giorgia Meloni a presiedere la cabina di regia che coordinerà le attività di collaborazione tra Italia e Stati africani, promuovere le attività di incontro tra i rappresentanti della società civile, imprese e associazioni di entrambi i fronti, monitorare l’andamento e l’aggiornamento del piano, promuovere iniziative finalizzate all’accesso a risorse messe a disposizione dall’Ue e da organizzazioni internazionali.

Alla cabina saranno in molti a partecipare: da ministri e viceministri al presidente della Conferenza delle Regioni,dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo ai rappresentanti di imprese a partecipazione pubblica e industriali e molti altri rappresentanti di organi governativi e non. 

Infine c’è da sapere che il piano Mattei avrà una durata di quattro anni, ma potrà essere aggiornato anche prima della scadenza e ogni anno, entro il 30 giugno, il governo trasmetterà al Parlamento la relazione sullo stato di attuazione degli obiettivi.