Gli effetti delle sanzioni alla Russia sulle economie europee e sui popoli ucraini e russi, le conseguenze della guerra sugli equilibri mondiali e il nuovo ruolo della Cina, con lo spettro che aleggia del ricorso alle armi nucleari. Sono i temi di questa intervista a Francesco Giumelli, docente di Relazioni internazionali a Groningen, Olanda, uno dei maggiori esperti dei sistemi sanzionatori nei conflitti armati.

Professore, lei ha lavorato molto sugli effetti delle sanzioni nella storia contemporanea. In questi giorni, tra le sanzioni adottate contro la Russia ce ne sono alcune che riguardano direttamente la finanza. Che cosa sta producendo la chiusura del “rubinetto” dello Swift? E che cosa comporterà per la finanza russa? Sarà una misura efficace per fermare l’espansionismo di Putin?
Non è la prima volta che si applicano sanzioni mirate (che hanno una storia trentennale alle spalle), anche se la pesantezza e la rapidità di quelle applicate contro la Russia di Putin non hanno eguali nemmeno se torniamo indietro ai tempi dell’Iran. In vari episodi storici sono sorti molti dubbi sull’efficacia delle sanzioni. Per quanto riguarda il blocco dello Swift c’è da ricordare che questo – tecnicamente - non è uno strumento di pagamento. Piuttosto si tratta di uno strumento che mette in comunicazione le banche che "parlano" le une con le altre. Sono quindi possibili anche trasferimenti monetari senza passare per lo Swift. Di per sé non è la chiave di tutto. Le banche sono comunque legate dal provvedimento adottato e le imprese non hanno alternative. Se sono disconnesse tra loro, si rende molto difficile più difficile ricevere o inviare denaro. Questa complessità spiega la difficoltà di capirne l’impatto reale. In ogni caso è chiaro che un sistema di sanzioni che non era mai stato imposto a nessuno produrrà effetti pesanti. C’è grande confusione, cosa che rende le banche ancora più conservative. I pagamenti vengono bloccati a volte anche quando le sanzioni li permetterebbero per non incorrere in problemi. Ed è anche chiaro che le misure adottate sono poco efficaci se non si sanzionano anche le banche. Per quanto riguarda gli effetti sull’espansionismo bellico di Putin, è anche difficile pensare che la Russia non abbia messo in conto queste misure e che non abbia le risorse per la guerra. Le scorte non vengono eliminate dalle sanzioni. Caso mai renderanno più costosa per i russi la campagna militare e sono un segnale importante a livello internazionale.

Alcuni osservatori pensano che l’effetto più pesante delle sanzioni sarà scaricato soprattutto sul popolo russo. È d’accordo?
Sono d’accordo con il problema. Ci saranno dei costi che avranno effetti. E non si tratta tanto dello Swift quanto del resto delle sanzioni. Se si congelano le riserve della banca centrale, se tutte le banche russe sono bloccate e al tempo stesso crolla il rublo e non volano gli aerei, è evidente che le conseguenze sulla popolazione sono diretti. Bisogna quindi vedere come il governo di Mosca gestirà questa fase e capire anche cosa faranno altri attori che interverranno. Uno dei fenomeni che segnalo riguarda per esempio il grande dibattito sugli aiuti umanitari. Non si tratta solo del popolo ucraino martoriato. Si devono considerare anche i russi. Che cosa succederà appunto alla popolazione? Il crollo economico del Pil previsto come inciderà sulla fornitura di medicine e perfino di generi alimentari all’interno di quel Paese?

Quando si disegnano scenari geoeconomici si parla in genere del peso delle varie economie statali sull’economia globale. Ma quanto pesa e quanto conta nel mondo la finanza russa? 
È molto difficile determinare la grandezza e il peso reale della finanza russa e della finanza in generale. Le difficoltà sono tante e sono legate spesso all’impossibilità di ricostruire le filiere della proprietà. In questo caso possiamo affermare che ci sono tante risorse in ballo e che si sono registrate negli ultimi tempi grosse fuoriuscite di capitali dalla Russia. Gli oligarchi non si fidano. La Russia ha sofferto negli ultimi anni la fuga di capitali che si sono riversati su altre piazze finanziarie che oggi tornano in primo piano: dalla City di Londra, a Cipro, passando ovviamente anche per la Svizzera. Le sanzioni potrebbero (e forse lo stanno già facendo) far rientrare quei capitali verso la Russia. Per sintetizzare possiamo dire che la finanza russa ha un peso relativo negli equilibri globali ma ha un ruolo importante per alcuni paesi. Il problema sono sempre le catene del valore. All’interno delle singole filiere la finanza russa ha la sua importanza. Lo stiamo vedendo nei settori dove sono più presenti investitori russi. Il suo ruolo è relativo a livello mondiale ma è centrale per alcuni settori in alcuni Paesi.

Come succede sempre ogni sanzione contro un singolo Paese comporta conseguenze anche per tutti i Paesi con cui è in rapporto. Che effetti avranno le sanzioni contro Mosca sull’Europa? E in particolare quali saranno gli effetti per l’Italia?
Questa è una domanda importante, ma difficile. La Russia è grande ma non grandissima. Pesa per 16 miliardi circa negli di scambi di import-export. Certo se si vanno a prendere le aziende più esposte all’export le ricadute saranno dirette e molto pesanti. In Italia, per esempio, abbiamo due banche che risultano a tutt’oggi più esposte. Questi istituti di credito è probabile che abbiano problemi. C’è poi da tener presente la questione dei costi indiretti. Penso all’energia, al prezzo dell’oro, alla volatilità degli investimenti finanziari, al costo di tutte le commodies. E poi il prezzo del grano, il costo del cibo. L’impatto delle sanzioni sarà pesante e non è ovviamente slegato dal costo complessivo del conflitto. 

Proprio rispetto al discorso del costo del grano e del gas, quali effetti sviluppi possiamo prevedere? E perché l’Italia è così dipendente dalle forniture di gas e di grano?
Siamo dipendenti perché non abbiamo né gas, né grano e in questi anni non si è scelta la strada della diversificazione. In realtà, qualcosa si è tentato di fare in occasione dei precedenti conflitti, ma sono stati solo tentativi episodici. La vera alternativa sarebbe stata quella di cercare altre fonti, e anche di creare produzioni diverse. Ci sono altri fornitori potenziali. Ma c’era da rivedere l’intera infrastruttura per la fornitura di gas in forma liquida. È il discorso dei rigassificatori. Ma alla fine si è scelta la strada più comoda e meno impegnativa perché Il gas russo era conveniente. Se le forniture di gas venissero interrotte per l’Italia sarebbe un problema importante. E a soffrire non sarebbero solo le utenze domestiche, ma anche le industrie direttamente e indirettamente a causa dell’aumento del costo dell’energia. È urgente aumentare la produzione intera, cercare altri fornitori, valutare la possibilità di utilizzare riserve europee, ma già si parla anche di riattivare le centrali a carbone per evitare di ricorrere alla riduzione forzata dei consumi. Ma quello che si dovrà fare è sviluppare le energie rinnovabili. Si tratta d'investire di più sulle rinnovabili da subito e la notizia positiva è che la Ue pare stia già elaborando un piano. C’è però da mantenere la speranza che Putin non chiuda i rubinetti del gas. A quel punto ci sarebbero davvero problemi molto grossi. Si fermerebbero prima di tutto le industrie. Per questo è necessario pensare a un piano del B del gas. Si possono mettere in atto misure per compensare, ovvero utilizzare i gasdotti con il verso contrario, con scambi con altri paesi europei. 

Una domanda sulla Cina. Finora Pechino non si è schierata apertamente con l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, ma sembra rimanere in una posizione di potenziale alleato e si propone ora come mediatore. Ha delle possibilità concrete questa eventuale mediazione? Dal punto di vista geoeconomico alcuni immaginano nel prossimo futuro un’intesa Cina-Russia contro gli Stati Uniti? È credibile?
Sì, lo scenario di un’alleanza tra Cina e Russia è credibile. D’altra parte negli ultimi anni (anche se non ce ne siamo accorti) ci sono stati già vari esempi di collaborazione tra i due paesi. Almeno dal 2014, all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, Cina e Russia sono state da una parte, e gli altri tre membri permanenti del Consiglio dall’altra. È successo con le crisi della Libia, del Kossovo, dell’Iran, conflitti che hanno ridisegnato le alleanze. Dopo il 2014 la Russia ha attuato una politica di de-dollarizzazione delle riserve della Banca centrale a favore di un maggiore utilizzo della moneta cinese. C’è una transizione in atto. Ora le sanzioni determinano una nuova forte tensione. I metodi spesso molto aggressivi degli Stati Uniti sono osteggiati dalla Russia, ma anche dalla Cina. Potrebbe succedere di tutto con queste sanzioni senza precedenti. La Cina è in massima allerta con la guerra in corso anche se la Russia pesa solo per il 5% del commercio estero. Pechino ha deciso di non di stare contro la Russia, ma neppure a favore dell’invasione, prospettando un ruolo di possibile mediazione. In ogni caso la Cina non ha nessuna intenzione di andare contro l’Occidente anche per i suoi interessi economici globali. Nel prossimo futuro si possono comunque ipotizzare scenari di alleanze tra Russia e Cina. Ed è sicuro che il futuro sarà determinato dalla Cina. La Russia in fondo – nello scacchiere globale - ha un ruolo principalmente militare e regionale. 

Professore chiudiamo con uno degli spettri più paurosi: l’atomica. Secondo lei alla fine verranno usate armi con testate nucleari?
Da quello che vediamo in questa crisi, ci sono molti attori che dispongono di armi nucleari: Russia in primis, ma anche Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Cina. La vera novità riguarda il fatto che non solo le posseggono, ma che lo dicono apertamente. Razionalmente è difficile pensare a un uso militare di queste armi letali, a meno che la sopravvivenza di uno Stato non venga direttamente minacciata. Anche in caso di attacchi diretti nel proprio territorio, non credo che sia razionale rispondere con l’arma nucleare. Si parlerebbe di un uso limitato dell’arma atomica, ma credo che anche quello sia poco probabile. Registriamo per esempio una reazione equilibrata degli Usa che finora hanno scelto di fermare l’escalation. Ma la storia ci ha insegnato che ci sono tante guerre che nascono per caso.