Il Parlamento ha ricevuto in questi giorni, per la prima lettura al Senato, la legge di bilancio 2026. Tra le cifre e le tabelle trasmesse dal governo spicca un dato che continua a crescere anno dopo anno: la spesa militare italiana. Secondo l’analisi condotta da Mil€x, l’Osservatorio sulle spese militari italiane, il totale delle risorse destinate alla difesa nel 2026 raggiungerà quota 33,9 miliardi di euro, con un incremento di oltre 1,1 miliardi rispetto all’anno precedente (+3,52%). Si consolida così il superamento della soglia dei 30 miliardi, raggiunta per la prima volta nel 2025.

La cifra si riferisce alla cosiddetta “spesa militare previsionale pura”, calcolata tenendo conto non solo del bilancio del ministero della Difesa – che ammonta a 32,398 miliardi di euro – ma anche dei fondi esterni destinati a programmi e attività di carattere militare. La metodologia Mil€x, riconosciuta anche a livello internazionale, include infatti nel conteggio finale le spese per armamenti e le quote di partecipazione italiana alle missioni Nato e Ue, al netto delle voci civili contenute nel bilancio della difesa.

Il dato complessivo segna un nuovo record storico, confermando una tendenza di crescita costante: nel 2017 la spesa militare stimata era pari a 23,3 miliardi di euro. In meno di dieci anni, dunque, l’Italia ha aumentato gli stanziamenti per la difesa di oltre il 45%, con una progressione che appare in controtendenza rispetto alla stagnazione delle risorse destinate a sanità, scuola e welfare.

Particolarmente significativa è la voce relativa ai programmi di armamento: nel 2026 il totale degli investimenti previsti raggiungerà 13,167 miliardi di euro, il livello più alto di sempre, con una crescita dell’1,42% sul 2025 e di circa il 60% rispetto al 2022. In cinque anni, dunque, la spesa per nuovi sistemi d’arma ha conosciuto un’accelerazione senza precedenti.

A pesare ulteriormente sui conti pubblici saranno poi le misure contenute nel Documento di programmazione finanziaria pluriennale (Dpfp), approvato a ottobre, che prevede quasi 23 miliardi di euro aggiuntivi nel prossimo triennio per spese in difesa. Tuttavia, tali fondi diventeranno effettivi solo dopo la certificazione europea dell’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo. Se a queste cifre si aggiungono i costi indiretti legati alle basi militari e alle quote di partecipazione alle spese europee per la sicurezza, la spesa complessiva potrebbe sfiorare i 35 miliardi di euro.

Un quadro che solleva interrogativi sulla direzione delle priorità pubbliche in un Paese alle prese con salari stagnanti, crisi sociali e emergenze climatiche. Mentre il governo rivendica l’impegno a “rafforzare la sicurezza nazionale”, cresce il dibattito su quanto – e a scapito di chi – costi davvero questa sicurezza.