L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha diffuso una nota che dovrebbe far saltare sulla sedia Meloni e i suoi ministri: nel secondo trimestre di quest’anno il reddito a disposizione delle famiglie italiane diminuisce dello 0,31%. E diminuisce solo da noi, in media negli altri paesi G7 avanza di un + 0,41%, in quelli Ocse di +0,53. E a dare un occhio ai dati dei singoli paesi si scopre che il Canada ha registrato il maggiore aumento del reddito nel G7, con +1,2% (dopo -2%), seguito dal Regno Unito (+0,9% dopo -0,3%). Negli Usa la crescita è stata dello 0,5% (dopo +2,3%), come in Germania (dopo -0,4%), mentre in Francia l'aumento risulta dello 0,1% (dopo -0,4%).

A tirar le fila di quanto registrato dall’Osce, allora, c’è da preoccuparsi visto che la Nadef attestata la crescita dell’Italia per il prossimo anno al 1,2% mentre tutte le ultime previsioni ci danno ben sotto l’1 se non quasi a zero. E però, è bene ricordare che il numero su cui è stata scritta la manovra all’esame del Parlamento è quello della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, Il rischio, quindi, che i conti non tornino è più che reale.

E certamente a non tornare sono i conti delle famiglie che in molte già faticano ad arrivare a fine mese, si indebitano per pagare le cure mediche che il Servizio Sanitario Nazionale non riesce a garantire o non si curano affatto, mentre su salari e pensioni grava una pressione fiscale assai maggiore che su partite Iva e rendite finanziare, e mentre l’inflazione un po’ diminuisce ma il carrello della spesa no.

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Che fa il governo? Alza l’Iva sui prodotti per l’’igiene e la prima infanzia, non aumenta le risorse per il Ssn ma per i privati sì, si oppone all’introduzione del salario minimo legale e non interviene per far in modo che si rinnovino i contratti a partire da quelli dal lavoro pubblico!

L’appuntamento non può che essere con le piazze delle manifestazioni degli scioperi indetti contro la manovra a partire dal 17, ad incrociare le braccia saranno i lavoratori e le lavoratrici delle regioni del centro, tutti quelli dei settori pubblici e dei trasporti.

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