Ridurre le diseguaglianze di salute. È forse il concetto chiave alla base del Piano presentato dal ministro della Salute Roberto Speranza ai senatori della commissione Affari sociali di Palazzo Madama. Lo scopo dell’audizione era l’illustrazione delle priorità per il Recovery Fund. Ridurre le diseguaglianze, appunto, e attuare i principi degli articoli 3 e 32 della Costituzione. E la riforma di oggi deve ripartire anche dai cardini di quella del 1978, quella che istituì il servizio sanitario nazionale pubblico e universale.

La prima riforma da attuare, una sorta di mini-rivoluzione è la fine della politica dei tagli. Gli ultimi dieci anni almeno sono stati contrassegnati dalla riduzione delle risorse destinate alla sanità, nell'ultimo anno la tendenza si è già invertita ma non basta. “Occorre un vero e proprio cambio di paradigma – ha detto Speranza –. La tutela della salute non più come costo, come merce, come una generica spesa corrente, ma come un investimento fondamentale per il benessere dell’individuo e del futuro della nostra comunità”. Se questo è vero allora quello che si sta preparando è un progetto che non riguarda l’emergenza, che pure va affrontata, visto il rialzarsi del numero dei contagi da Covid-19 e la necessità di riaprire i reparti dedicati nei nosocomi italiani. Il progetto che serve al Paese riguarda la riforma e gli investimenti per la sanità per il prossimo decennio.

Cinque gli assi su cui il Piano dettagliato sarà costruito: tre verticali e due trasversali. Quelli verticali sono: territorio e sanità di prossimità, il secondo è ospedali in rete, il terzo salute e ambiente. I due trasversali sono conoscenza per la salute e innovazione digitale per il Ssn. Par di capire che quel che si vuol costruire è una sanità il più possibile prossima ai cittadini e alle cittadine, anzi che vi ruoti attorno. E allora rafforzare il territorio significa potenziare l’assistenza domiciliare facendo della casa il primo e migliore luogo della cura. E poi investire sulle case della comunità, sugli hospice per i malati terminali, sulle Rsa. E ancora il Piano punta sulle strutture per la riabilitazione, sui consultori, sulla rete psichiatrica e ovviamente su tutti i servizi di prevenzione, la “medicina” più efficace di cui il servizio deve dotarsi. Territorio è anche una reale ed efficace integrazione dei servizi socio sanitari.

Gli ospedali vanno messi in rete, tra loro e con i servizi territoriali. Vanno digitalizzati e ammodernati dal punto di vista dei macchinari e da quello della bio-edilizia rendendoli ambientalmente sostenibili. Realizzando ospedali efficienti e diffusi su tutto il territorio nazionale si ridurrà di molto il fenomeno della mobilità sanitaria, con gran vantaggio economico per il sistema oltre che per il singolo cittadino. La salute si preserva anche salvaguardando l’ambiente che ci circonda, salvaguardando la qualità delle acque, della terra, dei prodotti che portiamo sulle nostre tavole.

Puntare sulla conoscenza della salute, e la pandemia sta lì a dimostrare di quanto bisogno di conoscenza ci sia, significa investimenti per la ricerca pura e per quella applicata alla cura, il piano di Speranza prevede il rafforzamento degli Irccs (istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) che già rappresentano un punto di forza del nostro sistema, basti ricordare che lo Spallanzani di Roma è uno di questi. Infine l’innovazione digitale attraversa, come è ovvio, tutto il progetto: “Telemedicina e teleassistenza rappresentano uno snodo fondamentale per garantire effettivamente l’assistenza domiciliare ai pazienti più fragili e per la presa in carico effettiva di persone che risiedono in territori disagiati”.

Per realizzare questo progetto, lo ha affermato il ministro davanti ai senatori, il primo investimento da mettere in campo è quello sul personale, medici, infermiere ed infermieri e tutti gli uomini e le donne delle professioni sanitarie, “vera chiave del servizio, visto che la spesa per il personale è ferma dal 2004, ed è stato uno dei maggiori punti di debolezza del sistema”. Assunzioni, rinnovo del contratto, e adeguamento salariale sarebbero un bel punto della riforma. Ricovery Fund o Mes, non importa da dove arrivino le risorse, ha concluso il ministro, l’importante è che arrivino e presto.