Il profilo di inGenere su Instagram è stato disabilitato in modo permanente. InGenere è una rivista online di informazione, approfondimento, dibattito e proposte su questioni economiche e sociali analizzate in una chiave di genere e fondata nel 2009 da un gruppo di economiste.

Oggi raccoglie i contributi di una redazione di professioniste della comunicazione e da un comitato editoriale di docenti ed esperte in diversi settori disciplinari, avvalendosi della collaborazione esterna di ricercatrici, giornaliste studiose, molte delle quali del mondo accademico. Un vero patrimonio di analisi, approfondimenti e ricerche in chiave di genere al quale collabora anche la vignettista Pat Carra. Da cui nasce il caso.

Lo scorso 18 giugno, nel pieno della campagna elettorale condotta dalle destre governative e soprattutto da candidati come Vannacci con una comunicazione violenta sui temi delle famiglie- normali, non normali, strane, malate-, e dei ruoli all’interno della famiglia, inGenere ha pubblicato una vignetta dedicata alle “famiglie tradizionali” e alla violenza maschile contro le donne che, come i dati dimostrano, avviene soprattutto tra le mura domestiche.

“La vignetta non è piaciuta al patriarcato e abbiamo ricevuto moltissimi commenti di uomini risentiti – spiegano da inGenere -. E il nostro profilo Instagram è stato disabilitato in modo permanente per le segnalazioni. Abbiamo fatto esperienza di uno dei tanti modi in cui il branco prova a silenziarci”.

Ormai sappiamo come si muove “il branco” sui social: aggressioni, insulti e offese da parte di profili falsi e non, verso le donne che prendono parola. Si tratti di politiche, sindacalisti, intellettuali, sportive: le donne non hanno diritto di parola. Figurarsi se a farlo è addirittura un collettivo di donne autorevoli e promotrici di cultura, come quelle che collaborano a inGenere.

Preoccupante e da non sottovalutare per pericolosità la policy di Meta che, basandosi solo sulle segnalazioni di un gruppo organizzato, censura, banna, elimina senza possibilità di contraddittorio. In un momento storico nel quale i principali organi di informazione sono strettamente controllati dai partiti di governo che non nascondono il proprio fastidio per la stampa scomoda, anche le politiche di autoregolamentazione dei social media rischiano di favorire i gruppi più aggressivi. Facebook, Instagram, X e gli altri social hanno ormai sostituito i luoghi fisici dove ci si confrontava, informava e formava. In questo sistema, decisioni come quella che ha colpito inGenere finiscono per avere il sapore della censura.

Da oggi, chi volesse seguire le amiche di inGenere su Instagam – ma le trovate anche sul web e su Facebook –, può farlo sul nuovo profilo: @ingenereit.

Esmeralda Rizzi, Politiche di genere Cgil