“Nei cantieri si continua a morire come 40 anni fa, per cadute dall'alto, per schiacciamento, per fulminazione. Eppure ci sarebbero conoscenze, organizzazione del lavoro, e tecnologie per fermare tutto questo”. La sicurezza in edilizia, insomma, resta un enorme problema. Ne abbiamo parlato con Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, che con Filca Cisl e FenealUil ha organizzato per il 13 novembre a Roma una manifestazione nazionale su questo tema.

Perché i cantieri italiani sono così pericolosi?

C'è una una specie di maledizione in edilizia. Appena c'è una ripresa, aumenta il lavoro nero e aumentano gli infortuni. Tutto ciò è dovuto al fatto che in questi anni di crisi le imprese si sono ulteriormente destrutturate, e hanno investito poco, anzi pochissimo, in formazione e in sicurezza. E anche perché, nel frattempo, si stanno incominciando a vedere gli effetti della legge Fornero. Noi abbiamo più del 40% degli infortuni e più dell'80% delle malattie professionali che riguardano lavoratori over 55 e over 60.

Dove avviene la maggior parte degli infortuni?

Il numero più alto si registra o nell'edilizia privata o nella catena del subappalto. Per questo è importante che le norme introdotte dal decreto 77, quello sulla parità di trattamento economico e normativo nei subappalti e sul rispetto dell'applicazione del contratto collettivo dell'impresa madre, siano tutele concrete, non solo sulla carta. In modo tale da favorire tutti quegli strumenti che leggi e contrattazioni mettono a disposizione: dalla formazione obbligatoria, all'erogazione dei Dpi, dalle Casse edili al ruolo degli Rlst lungo l'intera filiera. E poi c'è l'edilizia privata. Dovremmo sempre più condizionare i bonus e i superbonus, i vari incentivi al rispetto della congruità e del contratto edile. La nostra richiesta è che chi beneficia dei bonus deve avere il Durc di congruità. Questo ci permetterebbe di avere controllo anche nel più piccolo cantiere, anche nell'ultimo anello del subappalto, dove spesso si annidano le irregolarità maggiori e quindi i maggiori rischi per salute e sicurezza.

Cosa è stato fatto sinora per la sicurezza dei lavoratori? Cosa resta a fare?

Negli ultimi anni sono stati fatti dei passi in avanti. Il Durc di congruità, ad esempio, che facendo emergere il lavoro nero facilità l'attività di controllo e di ispezione, ma anche le nuove norme sul subappalto, fino al più recente decreto, che riduce dal 20% al 10% la soglia di lavoro nero per intervenire, così come toglie il riferimento alle gravi e reiterate violazioni in caso di inadempienza e per bloccare immediatamente cantiere o l'impresa. Sono tutti interventi che vanno nella direzione giusta, ma non basta. Perché fondamentalmente mancano ancora due importanti strumenti, che insieme al rafforzamento dei servizi ispettivi e alle assunzioni, possono veramente far cambiare il quadro. Manca l'attuazione dell'articolo 27 del Testo unico, la patente a punti, un sistema che premia le imprese che investono in salute e sicurezza e penalizza le imprese più scorrette. E manca l'introduzione dell'aggravante di omicidio sul lavoro, cioè di un aggravante penale per cui l'imprenditore condannato debba pagare per il danno che ha fatto alla vita delle persone .

È per tutto questo che i sindacati degli edili scendono in piazza?

Sì. Per maggiore sicurezza, per maggiore attenzione al rispetto del contratto, per una riforma delle pensioni che permetta ai lavoratori gravosi di andare in pensione prima e quindi anche di salvarsi la vita. Per tutte queste ragioni, Fillea Cgil, Filca Cisl e FenealUil invitano tutte le lavoratrici e i lavoratori il 13 novembre in piazza a Roma. La giornata di mobilitazione sarà chiusa dai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.