Cresce il numero delle donne che subiscono violenza. Cresce anche il numero delle donne che vengono uccise. Delitti che si consumano spesso in ambito familiare e per i quali ormai da tempo abbiamo imparato a usare la parola femminicidio. La sentiamo rimbalzare nei tg, nelle radio, nelle pagine della cronaca locale. Racconta di Rossella, Deborah, Clara, Ilenia... Si accompagna ai volti e alle storie di donne che gli uomini non volevano amare ma possedere. Donne uccise perché volevano andarsene o perché volevano decidere per se stesse. Assassinate da uomini proprio perché donne. 

Eppure qualcosa sta cambiando se ci sono uomini che decidono di metterci la faccia e di ammettere che sono loro, i maschi, ad avere un problema con la violenza. Ne nascono un appello, che si può sottoscrivere online all'indirizzo www.abbiamounproblema.it, e un invito a ritrovarsi in Piazza del Popolo a Roma il prossimo 8 marzo. Obiettivo: far crescere la consapevolezza tra gli uomini e il loro impegno per cambiare radicalmente una società che ancora non riesce ad amare le donne. 

Il testo ha tra i primi firmatari i segretari generali dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil Ivan Pedretti, Piero Ragazzini e Carmelo Barbagallo. Un’iniziativa che parte dal sindacato ma non ha bandiere perché riguarda tutti gli uomini, come si legge nel testo:

Abbiamo un problema. Il problema è la violenza maschile contro le donne e non possiamo più fare finta di niente. Perché siamo noi uomini i violenti, non ci sono scappatoie. È una violenza strutturale che ha radici profonde e tante facce, il femminicidio è solo quella più estrema e più visibile. Vive nelle azioni quotidiane, nel lavoro, nella società, negli stereotipi e nella cultura, in famiglia, nel rapporto di coppia. La parità di genere perde di senso se si trasforma in un artificio retorico dietro al quale ci nascondiamo e ci mettiamo a posto la coscienza. Dobbiamo uscire dal torpore e dall’indifferenza dei nostri pensieri e delle nostre intenzioni. Come uomini dobbiamo metterci la faccia e rompere quel silenzio assordante nel quale siamo colpevolmente avvolti. Deve arrivare per noi il tempo della consapevolezza e della responsabilità. E di una modifica radicale della società, che è ancora profondamente patriarcale, sessista e maschilista.
Per chi c'è, per chi vuole, ci vediamo il prossimo 8 marzo in Piazza del Popolo a Roma dalle ore 14. 
Anche se ci crediamo assolti, siamo tutti coinvolti!