Un altro prezioso manuale si aggiunge al catalogo della Piccola biblioteca morale, la collana di “pensiero radicale” diretta da Goffredo Fofi e pubblicata dall’editore E/O. Scritto da Giulio Marcon, portavoce della campagna “Sbilanciamoci!”, Il sindacato nell’Italia che cambia (pp. 135, euro 10) è un piccolo volume che raccoglie e approfondisce il lavoro di un seminario organizzato dalla Fondazione Lelio Basso sul tema del “sindacato di strada”, e sarà presentato a Roma lunedì 20 maggio presso Spazio Pubblico in via di Porta Maggiore n.52, ore 17.30.

Arricchito in appendice da due scritti di Bruno Trentin e Pino Ferraris, entrambi più volte chiamati in causa nel ragionamento sviluppato da Marcon, nella prefazione di Maurizio Landini si ricorda come la storia delle organizzazioni sindacali, non soltanto italiane, in questo libro non assuma i contorni sbiaditi di un “artificio retorico”, perché “è proprio guardando a quella storia che si può capire meglio il mondo di oggi e trarre utili indicazioni per dare nuovo slancio e impulso a un soggetto fondamentale della rappresentanza collettiva”.

Nei suoi sette brevi capitoli il libro infatti alterna storie del sindacato di ieri e di oggi, come quella di Osvaldo Gnocchi Viani, personalità da sempre pressoché dimenticata, che nel 1891 partecipò alla nascita della prima Camera del lavoro di Milano, e nello stesso anno fondò la Società Umanitaria e l’Università popolare, indicando sin da subito la strada da seguire anche per il futuro, vale a dire il tentativo di costruire un rapporto virtuoso tra organizzazioni sindacali e società civile.

Dunque il presente guarda indietro per andare avanti, tornando proprio all’idea di quel sindacato di strada che, declinato ai nostri giorni, significa occuparsi di quei lavoratori che faticano a riconoscersi in qualcuno perché il lavoro è cambiato e per questo sono difficili da tutelare, spesso complicati da intercettare, altrettanto spesso abbandonati al loro destino, tra precariato diffuso e working poor. E allora come intervenire? E perché questo libro proprio ora?

“Penso che il sindacato sia ancora uno dei soggetti vivi nella società civile, e che abbia un ruolo importante per il mondo del lavoro e dei lavoratori – ci dice Giulio Marcon –. Più in generale, continua ad avere un ruolo determinante anche nei cambiamenti che riguardano il Paese. Il sindacato rappresenta ancora i diritti dei lavoratori, li difende; allo stesso tempo, con questo libro volevo approfondire il ruolo che può svolgere nei mutamenti della società, attraversata dalla crisi dei partiti, e dunque da una crisi di rappresentanza, in un periodo storico e politico in cui metà degli italiani aventi diritto non va più a votare. Ecco, in questo senso i sindacati rappresentano oltre 16 milioni di cittadini, organizzano la loro partecipazione e proiettano le loro aspirazioni. Mi interessava capire che tipo di ruolo possano svolgere le organizzazioni sindacati in questo nuovo scenario”.

Oscillando tra passato e futuro, Marcon si concentra sulla definizione di “sindacato di strada” attraverso il racconto di esperienze trascorse e pratiche che coinvolgono gli attori di oggi. “Se guardiamo a quanto si sta facendo, a questo ritorno di un sindacato di strada in chiave contemporanea, non credo ci sia contrapposizione tra la presenza nei luoghi di lavoro e nei territori – continua Marcon –. La realtà descrive quanto il lavoro adesso sia polverizzato, frammentato; di conseguenza i lavoratori non si incontrano più nei luoghi di lavoro ma sul territorio, ed è per questo che un sindacato di strada diventa fondamentale per organizzare la partecipazione dei lavoratori, nel localizzarli, così da incidere nei cambiamenti della società in atto”.

Cambiamenti che ormai appartengono alla più stretta quotidianità, se pensiamo che ormai “nel 95% delle aziende italiane operano meno di 15 addetti; e se a questo dato aggiungiamo la diffusione sempre più capillare del lavoro precario, e di quello intermittente, il quadro che si presenta suggerisce che il lavoro del sindacato di strada sia come un tempo fondamentale”. Da qui l’importanza di “recuperare il ruolo della Camere del lavoro, per farne ancor più luoghi di socialità, di solidarietà, di servizio e di aiuto”.

Tra sindacato e società civile, i lavoratori possono trovare nuova rappresentanza. Impegnarsi verso questa direzione sembra essere la priorità.