Come arriva al voto il Sud del nostro Paese, quali sono le sensazioni a pochi giorni dai Referendum? E nel mondo della cultura, dell’editoria in particolare, i quesiti su lavoro e cittadinanza possono migliorare le condizioni di questa filiera occupazionale? Di questo e altro abbiamo parlato con Giancarlo Greco, redattore nella direzione editoriale di Manni editori, un marchio che in Puglia, tra Lecce e il Salento, da quarant’anni si occupa di libri, cercando di coniugare il legame con il proprio territorio ai temi sociali e civili che coinvolgono l’intero Paese.

Siamo a pochi giorni dal voto referendario. Che atmosfera si respira verso Sud?
Temo che se ne sia parlato troppo poco, che ci sia stato poco dibattito. Le forze politiche non se ne sono occupate molto, anzi alcune si sono preoccupate di ostacolare l’affluenza; e anche le amministrazioni comunali sono rimaste abbastanza distratte. Ci sono state poche manifestazioni, pochi incontri, di solito delegati alla volontà di piccoli gruppi, spesso legati al mondo sindacale. In una situazione in cui paradossalmente il Sud dovrebbe essere più attento, più coinvolto, sembra invece rimanere quasi totalmente distratto. Onestamente da qui mi sembra difficile il raggiungimento del quorum, ma proprio per questo negli ultimi giorni dobbiamo impegnarci nel dialogo con le persone.

In caso di successo, quali possono essere i vantaggi per i lavoratori, anche nel mondo dell’editoria?
Ce ne sono, assolutamente. Il settore dell’editoria non è un’eccezione, soprattutto se si parla del comparto dei piccoli editori indipendenti, che hanno fatturato e numeri irrilevanti se paragonati ai grandi gruppi. Ma si tratta dei diritti di tutti, in particolare delle tante realtà editoriali sotto i 15 dipendenti. La posta in gioco è la tutela dei diritti dei lavoratori, soprattutto dei più giovani, per questo confido nel fatto che soprattutto loro si rendano conto dell’importanza dell’appuntamento. C’è poi una questione più ampia.

Quale?
Quella legata alla democrazia. Stiamo abbandonando sempre di più la democrazia, l’astensionismo è diventato il primo partito a ogni tornata elettorale, e rischiamo che l’8 e il 9 giugno lo sia ancora di più. Da questo punto di vista, Manni editori ha sempre tenuto alta la guardia. Ricordo che 22 anni fa, quando iniziavano ad affacciarsi quelle riforme contrattuali che hanno diminuito i diritti dei lavoratori, contratti di collaborazione che di flessibile avevano ben poco, innestando invece il meccanismo del precariato, pubblicammo un’antologia che andò molto bene dal titolo “Tu quando scadi?”, dove decine di lavoratrici e lavoratori raccontavano la loro drammatica esperienza, divenuta oggi ancora più drammatica.

I dati editoriali di questi primi mesi del 2025 non sono confortanti, i lettori sembrano essere sempre meno, soprattutto al Sud. Come riesce a vivere, e sopravvivere, un editore indipendente in terra di Puglia?
Ci troviamo di fronte a una grande emorragia, in un Paese quartultimo tra gli Stati dell’Unione europea in termini di vendite; mentre la Puglia, dove abbiamo la nostra sede principale, è la terzultima regione in Italia. Una realtà di una gravità enorme, a fronte della quale sono state poche e insufficienti le riforme attuate negli anni. Noi teniamo la barra del timone dritta rispetto al progetto iniziale, quello di una casa editrice militante, attenta ai diritti sociali e civili, ai quali si aggiunge una narrativa di qualità, sostenuta da un pubblico di lettori affezionati, che ci consente di sopravvivere e continuare a programmare. Mi permetto di ricordare le parole di Piero Manni, quando affermava l’importanza di uno sguardo al territorio, per farlo crescere quanto si può, di concerto a quello sul dibattito nazionale, per tentare di far uscire il Salento, e il Sud intero, dal suo provincialismo.

Il vostro marchio è riuscito a entrare nella dozzina del Premio Strega con un libro per certi versi difficile, un romanzo biografico sul grande poeta Dino Campana. Tra pochi giorni si sapranno i titoli della cinquina. Che sensazioni avete?
Cinquina o sestina… “Ricordi di suoni e di luci” è un libro raffinato del professor Renato Martinoni, dell’Università di San Gallo. Quella del Premio Strega è un’avventura bella, complicata e faticosa allo stesso tempo, ma comunque vada per noi sarà un bel risultato. Durante le presentazioni stiamo avendo il riscontro di un pubblico consistente e partecipe, a mio parere risultato del fatto che lavorare sulla qualità paga sempre. Penso al dialogo tra Ginevra Bompiani e Luciana Castellina curato da Agnese Manni, una storia del femminismo in Italia e sul femminismo attuale (“Il femminismo della mia vicina”); penso alle poesie di Nichi Vendola, o ai versi di Piero Dorfles. Nel recinto della nostra storia c’è la ricerca di qualità, anche perché l’unico modo per sopravvivere, per continuare a esistere, è lavorare in questa direzione.