Sono molti i libri pubblicati in questi ormai quasi due anni di pandemia, un biennio che si è prestato alle più varie riflessioni, più o meno approfondite, più o meno centrate rispetto ai vari aspetti attraverso cui affrontare un tema tanto complesso e delicato, che implica e interseca tra loro le componenti della vita di ciascuno.

Di tutto questo ragiona a suo modo, con il suo inconfondibile stile, Vauro Senesi in Coronadelirius. La pandemia in vignetta, da giovedì scorso nelle librerie, piccolo volume da collezione che inaugura la nuova collana “Centostorie” di Futura editrice (pp.110, euro 13). Dai lockdown ai vaccini, dalla zona rossa a quella bianca, dalla vita quotidiana alla politica, Vauro ripercorre i dubbi, le paure e le speranze di un Paese intero, giocando con l’abilità che lo contraddistingue con lo strumento della satira, sempre efficace se riposto nelle matita adatta.

Il libro viene introdotto dalla prefazione di Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive presso l’ospedale Sacco di Milano, nella quale viene ricordato come “anche di fronte alla imprevedibilità di un evento di questa portata, la lezione della pandemia è tale da imporre una completa revisione della nostra organizzazione sanitaria e, a livello globale, la presa d’atto che la nostra relazione con la natura non può continuare con le modalità attuali”. Una posizione, quella del professor Galli, che ci riporta a quanto accaduto (meglio dire non-accaduto) in questi giorni negli incontri di Roma prima e Glasgow poi in tema di sostenibilità ambientale. Non solo.

In un passaggio successivo, netto è anche il giudizio, e la presa di distanza, riguardo a un’altra vicenda di stringente attualità: “I no vax non meritano neanche la satira. La cosa migliore è ignorarli, come un rumore molesto che se amplificato diventa ancor più rumoroso”. Chi invece merita la satira di Vauro sono i lettori. Attraverso le sue tavole si riesce infatti a cogliere e rimettere insieme i vari frammenti di questo periodo così difficile e confuso, restituendo con un sorriso lo scenario individuale e collettivo che la società italiana ha vissuto e continua a vivere.

E se in tutto questo per trovare qualcosa di positivo bisogna farsi un tampone, o se lo striscione-slogan dei primi tempi “andrà tutto bene” abbiamo finito con l’inghiottirlo, oltre al virus in queste vignette non mancano incursioni in altri temi politici, fra tutti quelli riguardanti il mondo del lavoro. Così ci viene ricordato come un’altra “sicurezza” continua purtroppo a essere la media di tre morti al giorno sul lavoro, numeri che dovrebbero far vergognare qualsiasi Paese autodichiaratosi civile; e mentre c’è chi continua a restare a casa anche se ora si può uscire, visto che i licenziamenti in vari settori produttivi hanno colpito senza pietà centinaia di migliaia di persone, nel frattempo i ricchi continuano a diventare sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri, aumentando ulteriormente una diversa e altrettanto preoccupante forma di distanziamento sociale. Tra le tante, forse la più emblematica immagine di questa raccolta si scorge nelle ultime pagine, laddove ci si consola del fatto che, se le ideologie sono morte perché destra e sinistra non esistono più, fortunatamente possiamo continuare a scannarci per un green pass, dimostratosi funzionale anche per nascondere vecchie e nuove nostalgie.

Il libro, che verrà presentato dall’autore insieme al professor Galli mercoledì 8 dicembre, alle ore 18,30 presso la sala Polaris della Fiera “Più Libri Più Liberi” di Roma, ci restituisce la vena creativa di un Vauro più in forma che mai, ancora una volta in grado di mettere sotto la dissacrante lente della sua ironia le colpe dei governanti, e i vizi dei governati.