Alla Ferroli, i lavoratori sono in presidio permanente; alla Sime, lunedì 13 aprile scenderanno in sciopero; alla Riello, Fim e Uilm hanno firmato un accordo separato che taglia il salario, dilata a dismisura la flessibilità, decurta le retribuzioni dei neoassunti. Con tre fra le maggiori aziende esposte sul piano finanziario (anche se non prive di ordini), ostili ad adottare strumenti (contratti di solidarietà, ecc) che consentano una gestione non traumatica della crisi, intenzionate a comprimere tutele e diritti del lavoro, il settore termomeccanico veronese sta vivendo una stagione sindacale particolarmente critica.

Si tratta di uno dei più importanti distretti industriali del Veneto, con oltre 3.000 addetti e un livello di esportazioni che si aggira attorno ai 300 milioni annui, toccato certamente dalla crisi dell’edilizia, ma non privo di prospettive, se capace d'investire in ricerca e innovazione. Peraltro, le fortune di altre aziende, risalite dalla crisi, dimostrano che la competitività sui mercati internazionali non regge sulla compressione dei diritti, ma sulla capacità di proporre prodotti sempre nuovi e – soprattutto in un comparto come questo – fortemente orientati all’uso delle fonti rinnovabili e al risparmio energetico. Intanto, il sindacato guarda al ministero per lo Sviluppo economico, da cui si attende un incontro (chiesto e non ancora convocato), che interessa l'intero comparto, compresa la Riello, sapendo che si tratta di un’azienda di massimo spicco nel contesto del settore veronese.
Ma vediamo, in breve, lo stato delle varie vertenze.

Riello. Il 10 aprile è stato firmato da Fim veronese, assieme alle Rsu, un accordo separato che, a fronte della riduzione da 71 a 35 degli esuberi annunciati (su 430 dipendenti), prevede il taglio di due terzi (da 960 a 300 euro) del premio preferiale, l’esclusione per cinque anni dei nuovi assunti dal salario aziendale, l’introduzione di 128 ore di flessibilità, concentrata in particolare sui sabati. L’azienda annuncia investimenti per venti milioni annui in tutto il gruppo (2.000 addetti e otto stabilimenti in Italia, Cina, Polonia e Canada), di cui otto milioni a Legnago. Resta da chiarire l’esposizione debitoria del gruppo. L’ipotesi d'intesa è stata approvata dall’assemblea dei lavoratori. La Fiom, mantenendo un giudizio fortemente critico, a partire da questioni che derogano dal contratto nazionale e da elementi discriminatori tra i lavoratori, ha ritenuto di non sottoscrivere l’intesa.

Ferroli. I lavoratori sono in presidio permanente dal 7 aprile, a fronte delle mancate risposte, sia dal punto di vista della prospettiva che sulla questione salariale. Dall’inizio dell’anno, si è lavorato in media dieci giorni, non perché manchino gli ordinativi, ma in quanto le banche hanno ristretto i fidi e non c'è il denaro per acquistare la materia prima, mentre i partner finanziari stentano ad arrivare. La famiglia Ferroli non dà risposte, circa la ripresa produttiva e sulle modalità di recupero del taglio del 30% delle retribuzioni, attuato unilateralmente dall’azienda dal primo gennaio. Il che porta tutto in una sorta di sospensione preoccupante che, se non presa in mano al più presto, potrebbe generare una dramma che coinvolge 900 famiglie.

Sime. Le trattative si sono interrotte il 2 aprile, a fronte della rigidità dell’azienda, che ha rifiutato di considerare la proposta sindacale, volta a tenere assieme la parte salariale con quella degli ammortizzatori. Oltre ad eliminare il pagamento della mensa, la direzione intende mettere mano alla parte alta della retribuzione, facendola rientrare in un premio di risultato variabile, legato all’andamento esclusivamente finanziario dell’azienda. Si tratta di 6.000 euro annui, fino ad oggi certi, che potrebbero precipitare a 1.200 annui, per di più incerti. Quanto agli ammortizzatori, l’azienda non è intenzionata ad adottare strumenti difensivi, come il contratto di solidarietà, ma solo la cassa integrazione ordinaria. Contro queste posizioni, che espongono 270 lavoratori a un taglio di salari e diritti, senza che nemmeno vi siano certezze per il futuro, Fiom e Uilm locali hanno proclamato quattro ore di sciopero per lunedì 13 aprile, con un presidio davanti allo stabilimento.