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La legge di bilancio del governo è "un passo del gambero", nell'impostazione economica riporta il Paese indietro di anni. Una nuova bocciatura arriva dalla Cgil, che già aveva espresso forti critiche nei giorni scorsi. Così il segretario confederale, Vincenzo Colla: "Siamo di fronte al cammino del gambero, altro che manovra del popolo".
Il sindacato fa una prima analisi dei documenti presentati dall'esecutivo in tema di politica economica, Def, decreto fiscale, legge di bilancio. “Non ci sono soltanto tagli e diminuzioni finanziarie verso la formula che chiamiamo ‘impresa 4.0’. In più, a giudizio unanime delle parti sociali e di tutti gli operatori economici - rileva -, i meccanismi di incentivazione di bonus, di iper-ammortamento, super ammortamento, credito di imposta alla formazione, legge Sabbatini hanno consentito di realizzare una crescita di fatturato e di ordinativi per migliaia di aziende soprattutto piccole e medie. Senza questi interventi non sarebbero mai riuscite a far investimenti di trasformazione tecnologica e a mettersi così in pari con i nostri competitori europei".
Da questo la preoccupazione della confederazione, “sia per le prevedibili ricadute negative sul piano occupazionale, della produzione industriale e dei servizi”, sia perché dietro a tutto questo c'è “una totale mancanza di visione, l’assenza grave di qualunque strategia di sviluppo". Basti pensare, aggiunge Colla, all'oscuramento di tutto ciò che va sotto il nome di “agenda digitale". La trasformazione digitale del sistema produttivo e più in generale di tutto il sistema dei trasporti, della logistica e dei servizi, “non riguarda solo l’uso delle tecnologie, ma attiene ad una visione d’insieme del cambiamento in atto, e dice di quali strade percorrere per evitare di rimanere schiacciati dal vecchio, mentre il mondo si muove a velocità inedita verso il nuovo millennio digitale”.
Colla ribadisce quindi la necessità di investimenti in ricerca e conoscenza, con l'obiettivo di “formare migliaia di lavoratori alle adeguate abilità e competenza dell'era digitale, evitando il rischio di alimentare la bolla di lavoro povero. Sapere e conoscenza sono il più grande investimento pubblico per la trasformazione digitale della nostra economia, non possiamo lasciare che giovani qualificati emigrino in altri Paesi che poi competono con noi”.
L'italia ha di fronte “grandi opportunità di crescita che potrebbero creare nei prossimi anni migliaia di posti di lavoro con impatto positivo sul Pil. Si tratta - conclude - di innovazioni che necessitano di un governo democratico tramite nuove relazioni industriali e nuova contrattazione, cioè di un vero piano del lavoro di cittadinanza”.
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