Umbria: sono diverse le emergenze occupazionali da risolvere nel lavoro pubblico, dai centri per l’impiego alle ex comunità montane. Entrambe le questioni sono state al centro del dibattito che si è svolto lunedì 16 gennaio a Perugia, in occasione della riunione del coordinamento Autonomie Locali della Fp Cgil dell’Umbria, al quale hanno preso parte circa 80 lavoratrici e lavoratori di vari enti ed amministrazioni pubbliche della regione, insieme alla segreteria della Fp regionale, guidata dal segretario generale Fabrizio Fratini, e con la partecipazione del segretario nazionale Federico Bozzanca. 

Da una parte ci sono i 180 dipendenti dei centri per l’impiego di Perugia (147) e Terni (33), tra i quali una cinquantina di precari storici. Dall’altra i circa 150 lavoratori (tecnici e amministrativi) delle ex comunità montane che non sono stati ancora ricollocati. Ad accomunarli la forte incertezza sul futuro e una richiesta pressante di risposte da parte della Regione Umbria, che ha la responsabilità di trovare un percorso che metta in sicurezza il loro futuro. “La sonora bocciatura della riforma costituzionale Renzi-Boschi ha rimesso nelle mani della Regione tutta la partita sui servizi per l’impiego - hanno sottolineato Patrizia Mancini e Silvia Pansolini della Fp regionale - per questo è tempo di intervenire, risolvendo in primo luogo la questione dei 50 precari storici, ma definendo un sistema regionale di politiche attive del lavoro, con un chiaro assetto istituzionale e un chiarimento definitivo della ripartizione dei compiti e dell’occupazione”.

"Per quanto riguarda invece le ex comunità montane  - hanno aggiunto Mancini e Pansolini - pesa la mancata realizzazione delle Unioni dei Comuni che lascia nell’incertezza la ricollocazione del personale, visto che il passaggio ai Comuni, annunciato dall’assessore Bartolini, appare tutt’altro che di semplice realizzazione, soprattutto da un punto di vista di coperture economiche”. 

Sullo sfondo di tutta la discussione, naturalmente, il tema centrale del contratto nazionale che, dopo l’accordo quadro del 30 novembre 2016, sembra finalmente poter approdare ad un rinnovo atteso da ormai 7 anni: “Non si tratta solo di dare un sacrosanto riconoscimento economico ai lavoratori pubblici, che aspettano per questo da troppo tempo - ha detto nelle sue conclusioni il segretario nazionale Federico Bozzanca - ma anche di aggiornare e semplificare la parte normativa, riconoscendo e valorizzando le professionalità dei lavoratori pubblici”.