Secondo quanto scritto oggi dal Sole 24 Ore, il Ministero della Salute ha l’intenzione di rispondere all’annoso problema dell’imbuto tra corsi di laurea e scuole di specializzazione cambiando la programmazione degli accessi ai corsi di laurea a numero chiuso, a cominciare da medicina, prevedendo una riduzione già dal prossimo anno del 20% dei posti disponibili per gli studenti che vorranno iscriversi a questo corso di studi. Per Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, questa “è l’ennesima dimostrazione di come il tema 'numero chiuso' venga affrontato nel peggior modo possibile".

"Di fronte ai tantissimi ricorsi, che annualmente vengono presentati e vinti contro il Ministero, e ai tentativi di università straniere di aprire in Italia corsi a numero aperto - continua Dionisio - ecco la risposta del Ministero della salute: riduzione del 20% dei posti. È da subito evidente come questa nuova programmazione sembri andare nella direzione contraria a quanto stabilito in sede europea: con l’entrata in vigore dei nuovi orari di lavoro per il personale ospedaliero si è visto come in Italia ci sia carenza e non abbondanza di personale.”

Continua il coordinatore dell’UDU: “Da sempre riteniamo fortemente sbagliato pensare di adeguare il numero di studenti in funzione delle esigenze del mercato del lavoro, a maggior ragione se si tratta di limitare l’accesso all’università, perchè questo rappresenta una violazione del diritto allo studio, in contrasto con quanto disposto dalla Costituzione. Oltretutto, pensare di rispondere a presunte esigenze occupazionali future tramite la programmazione dell'accesso al percorso di studio, risulta un sistema altamente fallace, anche da un punto di vista pratico, poichè non tiene conto delle variabili che intervengono in un percorso lungo 11 anni: solo per fare un esempio, basti pensare al fatto che alcuni studenti, per vari motivi, non arrivano alla laurea".

Secondo l'Udu dunque, "programmare l’accesso con la scusa di formare personale facilmente assorbibile dal mercato del lavoro, significa voler nascondere la realtà dei fatti: l’accesso limitato è diventato un alibi per continuare a non investire nell’università. Basterebbe tornare ad investire per far sì che tutti gli studenti possano intraprendere il percorso di studi scelto per il proprio futuro".

"Quello che più ci preoccupa, però - conclude Dionisio - è che ci sia l’intenzione di affrontare un tema così delicato non solo nella direzione opposta a quella che gli avvenimenti degli ultimi tempi suggerirebbero, ma soprattutto senza coinvolgere gli studenti e i loro rappresentanti. Sono tantissime le promesse fatte dal Ministro Giannini sull’argomento, puntualmente disattese. Per una volta si abbia il coraggio di aprire un serio dibattito sull’argomento, includendo anche chi vive quotidianamente sulla propria pelle le storture dell’attuale sistema: si convochi un tavolo e si discuta veramente di un modello che superi il numero chiuso e renda finalmente accessibile l’università".