Il quadro è nero. Anzi, grigio, come il lavoro che si fa in prevalenza sulla Riviera romagnola nel settore del turismo. Lo rivela un'indagine condotta dalla Filcams Cgil dell'Emilia Romagna, insieme alla Cgil regionale, a conclusione dell'iniziativa messa in piedi questa estate ("Diritti alla stagione"), terminata il 7 settembre scorso, che ha interessato 14 comuni della Riviera romagnola delle province di Ferrara e Rimini e che ha portato il sindacato ad essere presente nelle principali località turistiche della Regione.

I risultati sono sconfortanti: l'80% del lavoro è risultato irregolare in forme più o meno gravi, tutto concentrato tra i cosiddetti stagionali, stimati in 20.000-25.000 addetti, in maggioranza stranieri. La formula più ricorrente è il lavoro grigio, con finti part time, dove in realtà il lavoratore è costretto a orari e turni massacranti (12 e più ore al giorno), e a lavorare 7 giorni su 7, ignorando il giorno di riposo. Oppure, altra prassi consolidata è il pagamento forfettario, dove preventivamente si fa sottoscrivere al lavoratore una somma omnicomprensiva di tutto (salario, tredicesima, tfr, permessi, ferie, straordinari), che però è di gran lunga più bassa di quanto dovuto come da contratto e in rapporto alla prestazione effettivamente svolta: di media, 3 euro l'ora, secondo il sindacato, contro una retribuzione oraria lorda regolare di 8,50 euro.

"E la crisi del turismo ha finito col peggiorare le cose – osserva Paolo Montalti, responsabile organizzativo della Filcans Emilia Romagna –, perchè di fronte al calo delle presenze molti datori di lavoro hanno cercato, pur di risparmiare, di abbassare il più possibile il costo del lavoro, ricorrendo a espedienti di ogni tipo ai danni del personale". Nel contempo, è aumentato considerevolmente nell'ultima stagione l'utilizzo dei voucher, come forma di pagamento. E alla fine, molti lavoratori non sono riusciti a maturare i requisiti necessari per ottenere l'Aspi e la mini Aspi, introdotte con la riforma Fornero (indennità che corrispondono al 75% della retribuzione media percepita, calcolata sulla metà delle settimane effettivamente lavorate). "Questo si è tradotto in un'ulteriore penalizzazione con centinaia di euro in meno percepite nell'arco del contratto trimestrale – spiega Montalti –. E purtroppo è una tendenza ormai generalizzata lungo la Riviera, che riguarda tutti, ovvero alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, agenzie di viaggio, campeggi".

Nè danno una mano i controlli effettuati da Ispettorati del lavoro e Inps. "Per la scarsità di uomini e mezzi a disposizione – aggiunge Montalti –, le ispezioni sono sempre di meno, fatte a campione e concentrate nel breve arco di 15 giorni tra luglio e agosto. Questo ovviamente non aiuta a migliorare le cose, e rende ancora più grave la situazione di un settore che dovrebbe essere il fiore all'occhiello per una provincia come Rimini, per una regione come l'Emilia Romagna, per la stessa economia del Paese. Se vogliamo rilanciare il turismo, dobbiamo puntare sulla qualità dei servizi offerti, ma anche sulla qualità del lavoro, che vuol dire personale qualificato, con retribuzioni all'altezza e rapporti di lavoro in regola".