“La diversità è una risorsa che apre una finestra sul mondo…”. Luciana Lusso, regista e autrice teatrale, descrive così il senso del suo ultimo spettacolo, Tuorlo, in scena dal 4 al 6 giugno al teatro SalaUno di Roma (ingresso libero). “Tuorlo in realtà è stata scritta anni fa da me ed Enzo Ungari, noto autore e sceneggiatore cinematografico di film come L’Ultimo imperatore di Bertolucci, per citarne uno. Non è stata mai messa in scena a causa della morte prematura di Enzo, nell’85. Dopo tanti anni, però, è giunto il momento che Tuorlo calchi la scena”, spiega la regista. Il pezzo è il risultato di uno studio realizzato nell’ambito del Progetto Superdiverso, sostenuto dall’Assessorato alla promozione dei servizi sociali e della salute del comune di Roma, con gli attori e i danzatori abili e diversamente abili della Compagnia della Cooperativa Sociale Superdiverso (teatro indecente). Un lavoro da professionisti con una regia studiata e aperta all’innovazione di un teatro mai statico, in continua evoluzione esattamente come la compagnia che lo propone. Il lavoro degli attori pone al centro l’uomo nella sua specificità, senza mai “calcare” sul diverso, ma sempre sul presunto “normale”.

La storia si snoda attorno alle vicende di tre sorelle Ava, Eva ed Uva, dominate da un padre-padrone alcolizzato e violento, che assistono inebetite alla morte del padre, soffocato ingoiando un uovo apparentemente sodo. Il guscio, invece, espulso dalla bocca del padre deceduto crescerà fino a raggiungere dimensioni tali da ricordare un uovo preistorico. Le tre sorelle decidono di spiarne i mutamenti fino a che una mattina lo trovano schiuso: invece di un pulcino però c’è una strana creatura.

Le tre donne dalle personalità molto diversa tra loro decidono di accoglierlo in casa, curarlo e accudirlo a modo loro, dandogli il nome Tuorlo. Con il tempo però le attenzioni e l’amore per l’essere degenerano nella necessità di “civilizzarlo”, di farlo socializzare con i compaesani, di mostrarlo fuori dalla loro casa, in Chiesa, al mercato, in Paese.

I tentativi di umanizzare Tuorlo, però, non avranno gli effetti sperati e l’ingenua purezza di Ava, Eva ed Uva le porterà a convincersi che lo straordinario possa accadere di nuovo, divenendo speranza esistenziale. La storia, di un’attualità evidente, si snoda tra scene da teatro dell’assurdo, comicità ingenue e tradizioni contadine, contaminate da momenti di meta fantascienza ed è un pezzo di teatro raffinato, rappresentato con potenza espressiva e creatività dagli attori di Superdiverso.

“Il testo è stato scritto nel 1984 con la macchina da scrivere di Enzo su una fragile e preziosa carta di riso – sottolinea la Lusso, a cui non sfugge che i 30 anni della piéce non l’hanno certo resa “anziana” - si tratta di una storia assurda, scritta per un teatro povero. Tuorlo è l’elogio della diversità, è il codice altro che la società non può codificare e allora lo vuole correggere. Ma la diversità non si deve correggere”.

E lo dimostra la bravura della compagnia “superdiversa” in scena: “Gli obiettivi del nostro progetto – sintetizza l’autrice - iniziato anni fa e mai interrotto, sono: la sensibilizzazione sui temi delle pari opportunità creative e dell’abbattimento delle barriere culturali, oltre che fisiche e la diffusione di una nuova filosofia formativa finalizzata al fornire strumenti espressivi a coloro che, per ragioni soprattutto culturali, sono solitamente esclusi dalla realtà produttiva nel campo dello spettacolo e dell’arte in genere, come i diversamente abili”. Un teatro “Indecente”, appunto, il loro, che apre orizzonti imprevisti a una “normalità” dilatata e spesso incoerente.

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