«L'esito della consultazione referendaria nei comuni interessati a processi di fusione in Val di Non e nelle Giudicarie rappresenta un'occasione mancata per il rafforzamento degli enti locali, di cui nessuno alla fine potrà rallegrarsi, neppure quella sparuta minoranza di cittadini che ha affossato l'integrazione tra i municipi". Lo dichiarano Paolo Burli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti, segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino.

"La democrazia dà in mano ai comuni il proprio destino e come, accaduto in questo caso, una comunità di meno di 500 anime può legittimamente dire di no alla fusione con i municipi vicini. L'alternativa però è quella di avere comuni politicamente insignificanti, costretti a gestioni associate dei propri servizi e impossibilitati ad esercitare appieno le prerogative della partecipazione democratica".

"Bisogna rendersi conto che l'Autonomia non può reggere la sfida dello sviluppo con risorse decrescenti se gli enti locali si trincerano dietro un campanilismo estremo. Il Trentino ha bisogno di enti locali che sappiano mettere assieme le proprie risorse e le proprie peculiarità. Ciò deve avvenire soprattutto nelle valli dove i municipi debbono saper gestire al meglio le proprie competenze superando polverizzazioni diseconomiche e aumentando la qualità dei servizi offerta ai propri cittadini. L'obiettivo deve essere quello dell'efficienza, la sola in grado di consentire alle comunità locali più periferiche di radicare i cittadini alla propria terra. E ciò è possibile solo facendo sinergia all'interno dei territori.

Consapevoli di questo, confidiamo che il voto di domenica sia esclusivamente un passo falso e che altri comuni intraprendano la strada delle fusioni per rafforzare le comunità locali e quindi tutto il Trentino», concludono.