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La crisi in Italia sembra non avere fine. Va da Nord a Sud, toccando ogni settore. Unicoop Tirreno, K-Flex e Clea sono tre vertenze in cui sono in gioco, complessivamente, più di 900 licenziamenti. Tre difficili situazioni aziendali, provocate da un ventaglio di motivazioni che vanno dalle ristrettezze di mercato alle scelte imprenditoriali non condivisibili, che oggi (martedì 14 febbraio) avranno un punto di svolta, considerato che si tengono incontri che si annunciano decisivi per la tenuta dei posti di lavoro e le prospettive delle società.
Cominciamo da Unicoop Tirreno, gigante della grande distribuzione del centro Italia, che ha presentato un piano industriale 2017-2019 con 600 esuberi, la chiusura di 13 punti vendita e la cessione di altri otto, nonché l’annullamento del contratto integrativo. Dopo l’incontro di mercoledì 7 febbraio, oggi nuovo confronto a Livorno tra cooperativa e sindacati. Per ora chiusure e cessioni sono congelate, ma l’azienda non sembra intenzionata a recedere sul piano nel suo complesso. I sindacati chiedono la riduzione del numero degli esuberi, l’adozione dei contratti di solidarietà (per 24-36 mesi), la gestione degli allontanamenti mediante mobilità volontaria ed esodi incentivati. Un nuovo vertice, infine, è stato già calendarizzato per giovedì 16.
Situazione molto complicata anche alla K-Flex di Roncello (Monza), l'azienda del settore gomma plastica che ha annunciato la delocalizzazione in Polonia e il licenziamento di 187 lavoratori (su 243). Oggi si tiene a Milano (nella sede di Assolombarda) un vertice tra azienda e sindacati, dopo che mercoledì 8 febbraio la società aveva disertato l’incontro convocato a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico. Dal 24 gennaio scorso i lavoratori sono in sciopero permanente e presidiano i cancelli dell'azienda. Filctem Cgil e Femca Cisl chiedono il ritiro dei licenziamenti perché l’azienda “ha un utile di oltre dieci milioni e un fatturato in crescita, oltre ad avere da parte dei lavoratori turnazioni a ciclo continuo, centinaia di ore di straordinario ciascuno e ogni tipo di flessibilità”. I sindacati, infine, ricordano anche che il 28 dicembre scorso la K-Flex aveva siglato un accordo con cui s’impegnava a non aprire procedure di riduzione del personale per l’intero 2017.
Giornata importante oggi anche per la lavanderia industriale Clea di Olbia, che ai primi di gennaio ha annunciato 139 licenziamenti. L’azienda è attualmente in liquidazione, travolta da un debito pari a cinque milioni di euro (di cui quattro dovuti alla Asl di Nuoro in seguito a una vertenza legale). Nell’incontro odierno tra sindacati, azienda e Confindustria, all’ordine del giorno c’è la proposta di Filctem Cgil e Femca Cisl di adottare “soluzioni diverse, con la rimodulazione dell'orario di lavoro”, attivando part time orizzontali o verticali, oppure trasformando i tempi indeterminati in tempi determinati (con la garanzia di rinnovarli per i prossimi cinque anni). “Il settore delle lavanderie non è in crisi e l’azienda lo sa benissimo” commenta il coordinatore della Filctem Cgil territoriale Marino Bussu: “La nostra priorità è salvare i posti di lavoro, non faremo alcun accordo che non garantisca i dipendenti. In caso contrario studiamo diverse forme di protesta, tra le quali c'è anche l'occupazione dello stabilimento”.