Trasformazione. Così si chiama il progetto di formazione organizzato dalla Cgil Lombardia, cui è dedicata la nuova puntata di Conoscenza&organizzazione, la rubrica di Rassegna Sindacale, e di "Quadrato rosso. La formazione va in rete", la trasmissione di RadioArticolo1. “Costruire un progetto di riorganizzazione del sindacato attraverso la formazione, partendo dalle esigenze e dai suggerimenti del gruppo dirigente allargato dell’organizzazione, perchè i grandi cambiamenti vanno affrontati in modo condiviso. Non c’è nessun manuale su come si cambia la Cgil: lo si fa concretamente e in maniera possibilmente coesa al nostro interno –  afferma Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale –. La genesi del progetto lombardo è stata raccontata da un periodico on line, edito dallo stesso sindacato regionale. Quella preposta alla formazione è una vera e propria squadra, formata da una ventina di persone. Molti di loro hanno trovato nuove motivazioni per l’azione sindacale. Coinvolti anche i gruppi dirigenti, che si sono messi a disposizione. Il giornale vuol essere uno strumento di costruzione dell’identità, ma anche di lavoro, che dà la linea. Il gruppo non si limita a indicare cambiamenti, ma li mette in pratica agendo assieme. È un approccio che mi convince molto”.

 

“La composizione del gruppo è assai variegata, ai massimi livelli su scala regionale. Vi sono persone provenienti da tante esperienze, come delegati, funzionari, segretari. Lavorano tutti insieme con possibilità di dialogo. È un gruppo coeso e produttivo. C’è un clima positivo e creativo”, sostiene Annalia Farina, segretario generale Filt Lombardia, che fa anche parte del gruppo di lavoro regionale sulla formazione.

Ma in cosa consiste il progetto? “Il nome è lo stesso della newsletter partita pochi mesi fa, con l’obiettivo di raccontare il nostro lavoro, con proposte e richieste. Stiamo procedendo nell’opera di riorganizzazione, coinvolgendo le strutture, lavorando sul potenziale delle persone. Ci siamo divisi in gruppi. Ogni gruppo si occupa di qualcosa: dalla newsletter alla progettazione dei corsi di formazione, alla creazione di un’academy, una sorta di scuola formativa per formatori. Vogliamo creare qualcosa di nuovo con figure professionali nuove. Uno degli strumenti più curiosi utilizzati per attuare una nuova forma di formazione sono le interviste. Abbiamo deciso di far parlare una parte dell’organizzazione, un po’ perché volevamo sentire qual’era la percezione delle persone sulla nostra attività e un po’ anche per coinvolgere maggiormente la gente che si occupa di formazione, che ha incarichi e deleghe in materia. Se cambiamento dev’essere, lo si deve costruire e vivere tutti assieme. Ci ritroviamo due volte al mese, di solito. Sono anche in programma corsi di formazione sui vari territori sulla riorganizzazione, che coinvolgono anche apparati tecnici e politici, non solo i gruppi dirigenti. Poi lavoriamo su corsi specifici diretti ai formatori”, spiega la sindacalista.

“La formazione è uno strumento di supporto per Rsu e Rsa nella nostra attività sindacale quotidiana, oltre a dare un senso di appartenenza alla Cgil. Si condividono gli obiettivi, e i corsi ci permetteranno di svolgere meglio l’attività sindacale. Io ho partecipato al corso di prima formazione sull’identità Cgil, poi ho fatto corsi di comunicazione, negoziazione, diritto sindacale, corsi sia tecnici che identitari. Penso che un delegato sindacale debba prima capire dove sta e poi comprendere cosa deve fare”, osserva Patrizia Casa, Rsu di Europa assistance.

Marco Toscano si occupa di formazione per la Camera del lavoro di Bergamo ed è anche il segretario di Nidil regionale: “Formazione 4.0 è una formazione che diventa anche stimolo ai cambiamenti organizzativi, con aspetti legati ad aspetti innovativi del mondo del lavoro e di come noi sindacato siamo capaci di ripensarci al nostro interno, tenendo presenti i nuovi bisogni di diritti e tutele che riguardano le figure atipiche del mercato del lavoro. Di che tipo di formazione c’è bisogno? Da un lato, una formazione che ti obbliga ad approfondire sempre più conoscenze normative, che riguardano nuove tipologie contrattuali e come puoi costruire un dialogo con i lavoratori, con modalità e spazi del tutto differenti da quelli tradizionali, immaginando un luogo di lavoro che di fatto non c’è. Dall’altro lato, dobbiamo concepire una contrattazione che si fa sul territorio per gente che lavora da casa. Del resto, cambiano i modi di lavorare e deve cambiare anche la formazione. Una formazione che ti obbliga a guardare in faccia i cambiamenti e le modalità di come si lavora, sul mondo atipico, dove c’è la necessità di entrare in un dialogo con gli altri lavoratori. Noi ci poniamo la domanda di come si riesce a entrare in contatto con queste persone appartenenti al vasto mondo della somministrazione. Bisogna riuscirci per poter avviare un dialogo”.