"Mentre il Paese continua a discutere dell’acquisizione di Italcementi da parte di una impresa straniera, Telecom Italia, azienda di telecomunicazioni strategica per l’interesse del Paese, ha, senza che nessuno ne parli, come maggiore azionista un socio francese che ha recentemente dismesso gran parte delle sue partecipazioni nelle aziende di Tlc". Lo afferma il segretario generale della Slc Cgil, Massimo Cestaro, aggiungendo: "I due decreti – banda larga e Agenda Digitale – con cui il governo ha provato a dare una accelerazione agli investimenti necessari per recuperare il ritardo infrastrutturale e culturale dell’Italia, non sono più all’ordine del giorno".

"Nel frattempo - spiega Cestaro - si continua a leggere di soggetti che si predispongono a implementare la banda larga, l’ultimo in ordine di tempo è Enel, senza che apparentemente ci sia una regia, condizione fondamentale per permettere all’Italia di adeguarsi ai livelli degli altri Paesi. Considerando il fatto che banda larga e Digitalizzazione sono due atti fondamentali per riformare la pubblica amministrazione, semplificare i rapporti con il cittadino e aumentare produttività e competitività delle imprese, ne deduciamo che l’assenza di un confronto e, soprattutto, l’assenza del coinvolgimento dei soggetti interessati indichi una chiara volontà di non intervento".

Cestaro dunque prosegue: "Anche il recente cambio dei vertici di Cassa depositi e prestiti, che aveva fatto intravedere un cambio di strategie per mettere l’Italia in condizioni analoghe a quelle di altri Paesi europei, si sta dimostrando incomprensibile e nei dibattiti sui media se ne è persa ogni traccia. Appare evidente che se le cose resteranno così, il ritardo del nostro Paese è destinato ad aumentare, condannando l’intera economia italiana a non essere più competitiva. Per questi motivi, lanciamo un appello al presidente del Consiglio Renzi e al ministro dello Sviluppo economico Guidi, affinché siano promotori dell’apertura di un confronto pubblico e trasparente sulle modalità con cui il governo intende procedere, sul ruolo assegnato alle aziende di TLC – a partire da Telecom Italia – e sulle politiche industriali che si intendono adottare per consentire la realizzazione di quelle vere riforme di cui il Paese ha bisogno. In alternativa tra pochi mesi scopriremo che la principale azienda italiana di telecomunicazioni sarà finita in mani straniere, cambierà business spostandosi sui contenuti multimediali, adotterà un profondo ridimensionamento degli organici e degli investimenti", conclude.