I 16 precari del corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, che chiedono di essere assunti a tempo indeterminato, ripartono con la loro vertenza. Domani, 19 gennaio, dalle 18 alle 19, con l’intento di replicare ogni giorno la manifestazione, terranno sotto il teatro uno spettacolo di danza. In piazza Massimo sarà anche collocato un gazebo per portare avanti la raccolta di firme simbolica contro la chiusura del corpo di ballo del teatro, che dopo 80 anni di vita, rimasto solo con 7 danzatori a tempo indeterminato, rischia di scomparire per via del mancato turn over.

“La legge Bondi ha previsto che dal primo gennaio 2012 i teatri potranno assumere a tempo indeterminato a due condizioni: che abbiamo i bilanci in ordine e vuoti in organico da coprire. Dal momento che il Massimo si trova in queste condizioni, così come dichiarato dal sovrintendente, chiediamo l’assunzione dei danzatori, precari da più di 10 anni – dichiara il segretario della Slc di Palermo Maurizio Rosso –. Il San Carlo di Napoli, commissariato da 3 anni, sta stabilizzando 45 precari, di cui 10 ballerini. Noi chiediamo che il corpo di ballo, che ha una grande tradizione, venga valorizzato come risorsa della città, con il potenziamento di una compagnia stabile, unico modo per raggiungere l’eccellenza. In Italia solo 2 teatri sono stati promossi a fondazioni speciali: la Scala e il S. Cecilia, con eccellenze riscontrate in tutti i settori”.

La Slc del capoluogo siciliano chiede inoltre al sovrintendente Antonio Cognata di sapere se abbia senso che i 16 ballerini precari lavorino per il teatro Massimo solo per quattro mesi l’anno. “Il resto dell’anno stanno fermi. Se accettano altri lavori perdono il diritto. E questo è assurdo. Il teatro ha chiuso i battenti dal 23 dicembre al 20 gennaio, permettendo che il concerto di Capodanno lo facesse il teatro Biondo. Non è il Massimo l’istituzione culturale più importante della città?. Chiediamo risposte. Dopo la prima saltata del balletto Schiaccianoci, il presidente-sindaco della Fondazione, Cammarata, non ha neanche sentito il bisogno di convocarci”.