Via da oggi, 14 maggio, alle assemblee sindacali all'Ilva di Taranto. Dopo il brusco stop delle trattative al Mise tra Am Investco (Arcelor Mittal) e sindacati inizia quindi la fase di confronto con i lavoratori che durerà fino al 24 maggio e coinvolgerà i circa 11mila addetti delle acciaierie pugliesi.

La trattativa non è incontrarsi ma entrare nel merito delle questioni – ha detto Francesca Re David, segretaria generale della Fiom Cgil, dopo l'ultima riunione del tavolo al Mise - In tutti questi mesi non c'è mai stato un cambio di posizioni da parte di ArcelorMittal e del governo. La proposta che ci è stata presentata nella sostanza ripropone punti e condizioni che l'esecutivo aveva già negoziato con ArcelorMittal e che da ormai diversi incontri viene riproposto alle organizzazioni sindacali come possibile accordo".

Il nodo fondamentale sta nel numero di lavoratori che la nuova società vorrebbe riassumere all'interno di Ilva: solo 10mila addetti, ma che scenderebbero ulteriormente a fine piano nel 2023 a 8.500. Ma per la Fiom è “impensabile produrre 9 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio con 4 mila lavoratori in meno” ed "è inaccettabile anche l'ipotesi di una società mista per esternalizzare, tra l'altro, non si sa neanche cosa”. “Non accettiamo né una diminuzione dell'occupazione a fronte di un aumento della produzione, né un ridimensionamento di diritti e salari per i lavoratori, come abbiamo detto dal primo giorno", ha detto con chiarezza Re David.

Intanto, dalla Cgil di Taranto arriva l'invito a ricordare che accanto ai dipendenti diretti di Ilva ci sono anche i lavoratori degli appalti, i portuali e i dipendenti di Taranto Energia. “A questi ultimi – scrive la Camera del Lavoro tarantina in una nota - si applica il Ccnl0 degli elettrici, ma nell’ipotesi di accordo presentata dal Ministro Calenda qualche giorno fa si prevede il passaggio ‘forzoso’ al contratto metalmeccanico, senza aver minimamente coinvolto nel confronto le Categorie interessate”.

“I lavoratori – insiste la Cgil di Taranto - hanno nome e cognome, hanno un volto e un’intelligenza, non possono essere considerate pedine che ora contano qualcosa, ora non contano niente. Sono loro ad aver pagato in tutti questi anni i prezzi più alti. Noi, come Cgil, non abbiamo nessuna fretta di chiudere il contratto con AM Investco e con i Commissari Ilva se non sono chiari tutti i contorni dell’operazione. La trattativa si svolga con trasparenza, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Lo abbiamo chiesto dall’inizio e abbiamo lavorato per questo. Basta con i tavoli e le trattative riservate a qualsiasi livello si svolgano”, conclude il sindacato.