Poste Italiane si prepara a sbarcare in borsa, come confermato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Ma il trasloco non sarà affatto indolore. Il debutto a Piazza Affari coinciderà infatti con la privatizzazione della società del 40%, genererà un ricavo stimato fra i 4 e 5 miliardi di euro per l'azienda, ma sopratutto porterà ad un taglio dai 500 ai 600 sportelli. Oltre che anche un esodo su base volontaria di circa 20.000 dipendenti entro il 2019.

Le reazioni, ovviamente, non si sono fatte attendere, e si sono diffuse a macchia d'olio su tutto il territorio nazionale. L'allarme dei sindacati, Cgil in primis, risuona in questi giorni in tutto il paese, dalla Lombardia alla Sicilia, dalla Sardegna alla Toscana, passando per la Calabria e il Lazio. Il taglio, seocnod i sindacati, generà enormi coti sociali, e si prevedono decine di mobilitazione e iniziative diffuse.

Calabria. “Il 5 febbraio Poste Italiane, con una semplice ed asettica 'informativa', ha illustrato un piano ingiustificabile ed inaccettabile, che andrà a colpire soprattutto i centri più piccoli e le zone più disagiate in un tessuto sociale già fortemente caratterizzato dalla disoccupazione e dalla quasi totale assenza di servizi forniti ai cittadini”, afferma in una nota la Slc Cgil Calabria. Il sindacato, continua il testo, “non intende accettare passivamente questo piano disastroso sia dal punto di vista sociale che occupazionale e per questo motivo promuoverà iniziative atte a coinvolgere le Istituzioni Locali interessate”. In Calabria sono previste 25 chiusure e 41 razionalizzazioni di uffici postali.

Lazio. “E’ arrivata la rimodulazione degli orari di alcuni uffici postali, Sermoneta e Campodimele, e la chiusura definitiva di altri, Suio alto e Latina Tribunale“, scrive il segretario Lazio Sud della Slc Cgil Bruno Carlo. “Una decisione quella per il Lazio rigettata al tavolo sindacale del 3 febbraio, dove andavano spiegati i criteri utilizzati sulla decisone delle chiusure. Ma così non è stato fatto”.

Toscana. “Poste Italiane, in Toscana, chiude altri 65 uffici su 918, si adeguano alla domanda rispondono a fronte delle proteste che hanno messo insieme sindacati ed istituzioni, come definire questa dichiarazione se non arrogante”. E' quanto afferma Daniela Cappelli, segretaria generale dello Spi Cgil regionale. “Possiamo prendere per dimostrato - continua, il fatto che in un ufficio collinare o di montagna intorno al quale vivono qualche centinaio di persone, anziane per lo più, la domanda sia scarsa, ma quello postale è un servizio pubblico fondamentale e le sole leggi di mercato non possono valere”. “Insieme ai sindacati confederali e di categoria”, aggiunge, “ai sindaci e alle loro associazioni non faremo mancare la nostra mobilitazione in difesa di un servizio essenziale per la popolazione anziana e non solo”.

Sicilia. Anche Cgil e Slc siciliane dicono no al piano di Poste italiane che ha annunciato la chiusura di 25 uffici postali e iniziative di razionalizzazione per altri 11, nei vari comuni dell’isola. I sindacati chiedono all’Anci un incontro finalizzato alla creazione di un “fronte comune che porti il gruppo a rivedere il piano", sostengono Mimma Argurio (Cgil) e Marcello Cardella (Slc). "Se questa tendenza dovesse affermarsi – denunciano ancora i due dirigenti sindacali –, potrebbero esserci nel tempo problemi occupazionali. Ma quello che sicuramente ci sarà da subito, sono grandi disagi per i cittadini. Per questo, quel piano deve essere modificato”.

Sardegna. Nei prossimi giorni verrà avviata la mobilitazione e, sin da ora, la Slc Cgil sarda preannuncia azioni di lotta, da definire insieme ai lavoratori, contro il piano di ridimensionamento degli uffici postali. “Siamo nettamente contrari all’operazione prospettata da Poste Italiane, perché rappresenta un ulteriore forte ridimensionamento in località che necessitano invece di servizi postali e finanziari efficienti e continui”, è il commento del coordinatore regionale Poste Area Servizi Slc Cgil Antonello Zedda dopo la riunione in cui l’azienda ha comunicato l’intenzione di chiudere del tutto due uffici postali (Cortoghiana, Pirri – città mercato) e altri 14 (in piccoli Comuni delle aree interne). “E’ un piano inaccettabile, incomprensibile e sconcertante”, che si aggiunge ai tagli degli anni scorsi (40 uffici già interessanti da ridimensionamenti) e si porta dietro pesanti contraddizioni”.

Lombardia. Nell’incontro che si è tenuto il 2 febbraio, a Milano la Direzione Regionale di Poste Italiane, ha confermato la chiusura di 65 Uffici Postali e la razionalizzazione di altri 120 (Uffici che rimarranno aperti solo due giorni alla settimana). "Sulla base di una valutazione puramente economica - spiega la Slc Cgil Lombarda -, saranno chiusi e ridimensionati UP collocati in territori a bassa densità abitativa ed in zone già penalizzate da interventi simili negli anni precedenti. Chi ne farà le spese sarà una popolazione già disagiata, in buona parte composta da persone anziane che vivono già una situazione di difficoltà, in un territorio in buona parte montano con tutti i problemi che né derivano (dai trasporti alla sanità)". Il sindacato, "così come già a livello nazionale, dà un giudizio fortemente negativo di questo Piano, per le ricadute occupazionali che comporta e per il peggioramento del Servizio Universale che Poste dovrebbe garantire soprattutto nei confronti di una popolazione già svantaggiata. Non vorremmo che questo sia un primo prezzo da pagare sull’altare della privatizzazione."