L’inchiesta della procura di Potenza su Tempa Rossa e, tra dieci giorni, il referendum sulle trivelle. Di questi temi ha parlato questa mattina Angelo Summa, segretario generale della Cgil della Basilicata, nel suo intervento su RadioArticolo1 nel corso della trasmissione Italia Parla. “ Quello che sta avvenendo – ha detto – è la conseguenza di un quadro politico asservito alle multinazionali. L’altro elemento gravissimo è quello relativo alla questione ambientale del Centro Olii di Viggiano, che produce 80.000 barili al giorno e rispetto al quale le accuse sono quelle, pesantissime, di disastro ambientale. Siamo ancora, naturalmente, in fase di accertamento delle responsabilità, ma se fosse vero che una multinazionale arriva a lucrare sul risparmio nello smaltimento dei rifiuti, classificando acque reflue come non inquinanti, sarebbe un fatto gravissimo”. Anche per le sue conseguenze occupazionali: “I 2000 lavoratori non c'entrano nulla con le responsabilità dei dirigenti dell'Eni o con la missione di chi era deputato a controllare e a monitorare l'ambiente”.

L'intervista in podcast

“La Cgil Basilicata – ha aggiunto Summa – negli ultimi tre anni è stata l'unica organizzazione in regione a mettere in evidenza la fragilità degli enti preposti ai controlli ambientali. Ne avevamo chiesto il rafforzamento e la terzietà. ll problema è che in tutti questi anni si è delegata all'Eni non solo l’attività estrattiva, ma anche il compito di monitorare l'ambiente: la responsabilità indiretta della classe politica risiede proprio in questo”. L’Eni, ha spiegato il sindacalista, è un grande player del nostro paese “e sta investendo anche nelle rinnovabili. Deve quindi avere il coraggio di fare pulizia e di ridarsi una credibilità”.

E poi, il 17, il referendum sulle trivelle: “Andrò a votare innanzitutto per esercitare un esercizio importantissimo di partecipazione, in un momento in cui nel nostro paese c'è un deficit enorme di democrazia. Voterò sì. Avendo titoli concessori che avevano una durata trentennale, non vedo la ragione per cui bisognava intervenire modificando una norma che non ha uguali in tutta Europa: e cioè prolungare la concessione per tutta la durata del giacimento petrolifero. È una cosa assurda dal punto di vista della scelte tecniche ma che poi assume una valenza politica ulteriore rispetto a quella che è la fase della transizione energetica. Significa che probabilmente questa famosa transizione energetica non la si vuole costruire”. 

Naturalmente, ha detto il leader della Cgil lucana, le risorse fossili sono servite e serviranno ancora per qualche anno al fabbisogno energetico del nostro paese. Tuttavia visto che la produzione energetica nelle 12 miglia di mare non è più del 1% dell’intera produzione nazionale, non capisco questa difesa a oltranza”. E, ribadisce Summa: “Non è il referendum a essere sbagliato, ma la norme che si vuole cancellare: che senso ha, ripeto, prolungare allungare in modo ingiustificato titoli concessori della durata di 30 anni”?