"La ministra della Giustizia ieri si è recata in visita al carcere di Regina Coeli a Roma, commuovendosi per gli applausi dei detenuti. Una commozione comprensibile, visto lo stato di abbandono del nostro sistema, che però mal si concilia con il suo operato". E' quanto dichiara Salvatore Chiaramonte, segretario nazionale Fp-Cgil.

"A pesare sul sovraffollamento - prosegue il sindacalista -, oltre alla carenza di strutture e finanziamenti, è infatti l'inadeguatezza degli organici. Se è nota la scarsità di agenti, visti gli oltre 7000 uomini e donne in divisa mancanti, meno nota, ma non meno allarmante, è quella dell'organico "civile", che conta circa 5.200 unità: appena 1.050 assistenti sociali e 1.100 educatori per 65.000 detenuti. Un educatore per quasi 60 detenuti, un rapporto ancora maggiore per quanto riguarda gli assistenti sociali".

Secondo il sindacalista, "la spending review del Governo Monti peggiora la situazione. Prolunga il blocco del turn over, impedendo adeguate assunzioni, e lo estende ai poliziotti penitenziari". Quindi - prosegue Chiaramonte - "l'impressione che la ministra Severino intenda fare della questione un uso mediatico trova sempre maggiori conferme nell'incoerenza tra le sue dichiarazioni e i provvedimenti del Governo: la sua proposta di legge delega sulle misure alternative al carcere, che al contrario dei tagli difficilmente vedrà la luce entro la fine della legislatura, è la conferma di un approccio ipocritamente inconcludente. Il Governo dovrebbe prendere in considerazione le proposte dell'associazione Antigone su un provvedimento di amnistia che decongestioni le carceri, lavorare alla abrogazione delle leggi criminogene su droghe e immigrati, scongiurare ogni taglio alle risorse umane e materiali. L’uso della decretazione d’urgenza, lungi dall'occuparsi delle emergenze, è però orientato ai soli tagli lineari alla spesa pubblica".