Il braccio di ferro tra Fiom Cgil e Snaitech si sposta nelle aule del tribunale di Lucca. Dopo la denuncia presentata dal sindacato contro l’azienda per attività antisindacale sul nuovo contratto, è prevista per oggi, 20 novembre, la prima udienza in aula.

La Fiom non accetta infatti che dal 1º novembre la multinazionale del gioco e delle scommesse, le cui quote di maggioranza sono passate di mano a Playtech, applica il contratto del commercio a tutti i dipendenti, anche a quelli che erano precedentemente inquadrati nel contratto nazionale dei metalmeccanici.

"Riteniamo - spiega il coordinatore nazionale della Fiom per la vertenza Snaitech, Massimo Braccini - che vi siano diritti lesi e che il contratto collettivo nazionale di lavoro metalmeccanico debba continuare ad essere applicato".

Le rappresentanze unitarie dei lavoratori di Porcari (Lucca) e Roma, “le uniche elette nel settore metalmeccanico”, non hanno infatti firmato nessun accordo. “Troviamo peraltro assurdo e in deroga alle minime regole che sindacati che non hanno rappresentanza e quelli del settore commercio abbiano firmato accordi per disapplicare il contratto nazionale metalmeccanico”, denuncia ancora la Fiom.

Playtech , tra l'altro, non ha presentato nessun piano industriale, né di prospettiva, né di investimenti. “Tutta l’operazione di acquisizione e la successiva offerta pubblica di acquisto, nonché lo spostamento del baricentro aziendale a Londra, non hanno risentito della benché minima discussione sindacale - spiega Braccini -. L’organizzazione e gli assetti futuri aziendali non sono conosciuti, con tutti i gravi rischi che può comportare per la prospettiva delle di Roma, Lucca, Milano e per le garanzie occupazionali”.

“Il governo del cambiamento doveva occuparsi del settore legato al gioco - continua Braccini -, anche perché soggetto al rilascio di concessioni pubbliche, ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta riguardo la richiesta di convocazione. Un governo che evita un apposito confronto in un settore che ha la possibilità diretta di intervento, contraddice il principio della stessa norma anti- delocalizzazione, visto che in questo caso potrebbe occuparsi a pieno titolo di questo poco chiaro passaggio di proprietà che rischia di limitare i carichi di lavoro nelle sedi italiane”.

“Continuiamo a rivendicare un tavolo al ministero dello Sviluppo economico - conclude -. In assenza di convocazione, organizzeremo un apposito presidio di protesta". Intanto la discussione si sposta nelle aule del tribunale di Lucca.