Infuoca la guerra civile in Siria. Il centro degli scontri atto tra i lealisti, vicini al governo di Assad, e i ribelli è sempre la seconda città del Paese, Aleppo, considerata strategica per la sua vicinanza al confine turco.

Le ultime notizie riferiscono che i ribelli si sono completamente ritirati da Salaheddin, quartiere-roccaforte, da giorni sotto l'assedio dei miliari governativi. Lo ha comunicato il Libero esercito siriano. In precedenza un comandante ribelle aveva spiegato ad Al Jazira che "i combattenti si stanno spostando verso il quartiere di Sukari, dove si stanno preparando a lanciare il contrattacco".

“Abbiamo effettuato un ripiegamento tattico, non vi sono più combattenti a causa di un bombardamento dalla violenza inaudita e le forze del regime stanno avanzando all'interno del quartiere", ha spiegato uno dei comandanti militari ribelli. I miliziani sarebbero dispiegati ora nei quartieri circostanti, come Seif al-Dawla e Mashaad, anch'essi tuttavia obbiettivo dei bombardamenti aerei e di artiglieria.

L'offensiva terrestre per la riconquista di Aleppo – occupata in gran parte dalle milizie lo scorso 20 luglio - è iniziata ieri mattina con l'attacco a Salaheddin. L'esercito aveva annunciato l'occupazione del quartiere nel pomeriggio, mentre i ribelli ne aveano ripreso il controllo durante la notte.

Intanto, a Damasco, Bashar al-Assad ha nominato il ministro della Salute Wael Nader al-Halqi nuovo premier, dopo le dimissioni di tre giorni fa di Riad Hijab. Lo riferisce la tv di Stato siriana. Intorno al presidente, però, si sta lentamente facendo il vuoto. Secondo informazioni comunque difficili da verificare, sono almeno 26 gli alti ufficiali dell'apparato militare, due i membri del governo, altrettanti i parlamentari, cinque i diplomatici e un numero imprecisato di soldati che hanno abbandonato il regime. All'elenco, secondo fonti dei ribelli citate dalla tv satellitare al-Arabiya, si sarebbe aggiunto oggi anche il capo del Protocollo del palazzo presidenziale siriano, Mouheddine Muslmani.

Il primo tra gli alti ufficiali a voltare le spalle al regime di Damasco e' stato il colonnello Riad al-Asaad, che si è rifugiato in Turchia e che oggi e' alla guida dell'Esercito siriano libero (Esl), composto per lo più da disertori delle forze governative.

I profughi e disertori che hanno trovato asilo in Turchia, però, sono ora più di 50mila hanno indicato le autorità di Ankara. Con l'arrivo di altre 2.219 persone tra ieri e oggi, il numero complessivo è di 50.227, ha precisato l'ufficio emergenze della presidenza del governo turco. Dall'inizio della crisi la Turchia ha accolto 80.971 persone, di cui 30.744 sono poi rientrate in Siria. I combattimenti ad Aleppo negli ultimi giorni hanno provocato un netto aumento dell'afflusso di profughi.

E i primi rifugiati sono arrivati anche in Italia. In 160 siriani sono sbarcati stanotte sulle coste della Calabria, ma "il sentore è che possano avvenire altri sbarchi", visto che "da tempo non ne arrivavano in numero così massiccio tutti insieme”. A dirlo è Leonardo Sacco, responsabile del centro di accoglienza per immigrati Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto (Kr) e vicepresidente delle Misericordie d'Italia. I 160 profughi sono 76 uomini, 36 donne e 48 bambini. Due donne sono incinte. I migranti sono stati trovati in buone condizioni. Un asmatico è stato curato dagli operatori del centro per il suo particolare stato di salute.